Notte fonda, il momento più buio, quando a minuti inizieranno a intravedersi i primi raggi di sole. Sfruttando quegli ultimi istanti di oscurità un gruppo di almeno tre persone ha consumato quello che sembra il solito infame atto intimidatorio a scopo estorsivo. Castellammare di Stabia, Via Traversa Schito, cuore del rione di Ponte Persica, il quartiere dove da praticamente 40 anni è attivo il clan Cesarano, la cosca fondata da Ferdinando Cesarano, il boss ergastolano rinchiuso al 41 bis divenuto “noto” per la sua fuga dall’aula bunker del tribunale di Salerno mentre era sotto processo per camorra. Sono da poco passate le cinque del mattino quando i residenti si svegliano a suoni di proiettili e di veti frantumati. Di mira è stata presa un’attività commerciale, aperta da poco tempo nella zona, che si occupa della preparazione di pasti per alcune scuole di Castellammare e Torre Annunziata. I criminali hanno pochi minuti, il tempo necessario per sparare sulla serranda dell’attività, distruggere i vetri di un furgoncino e imbrattare la zona con segni fallici oltre che con scritte di chiaro contenuto intimidatorio. Arriva la segnalazione ai carabinieri di Castellammare che quando giungono sul posto, nonostante la celerità dell’intervento, è già troppo tardi. I vandali, se per il momento così si vuole chiamarli, si sono già dati alla fuga. Nel frattempo gli spari, i rumori dei vetri frantumati, e l’arrivo dei carabinieri aveva già svegliato tutto il quartiere. Dalle prime luci dell’alba si rincorrono voci tra le strade: “c’è un morto a terra”, “ci sono feriti”. Nulla di tutto questo è vero per fortuna. Di fronte i militari si sono trovati “solo” la scena di un’attività vandalizzata per qualche motivo. Per ora gli inquirenti non escludono nessuna pista, con l’ipotesi sempre più viva che dietro il raid ci posso essere lo spettro del racket. Nel frattempo sulla scena arrivano i carabinieri della sezione scientifica di Torre Annunziata per effettuare i rilievi. Sul posto vengono rinvenuti dei bozzoli, e sino alle 10 30 la strada rimane chiusa alla circolazione per permettere ai militari di trovare qualsiasi traccia che posso ricondurre ai colpevoli. Sequestrate anche le immagini di videosorveglianza con gli inquirenti che sarebbero già sulle tracce di alcuni soggetti già attenzionati da tempo. I minuti passano, le voci corrono e i carabinieri liberano la strada. Sui taccuini dei militari ci sono tutte le informazioni necessarie per cercare di dare un’identità ai colpevoli con i militari che procedono ad ascoltare anche il titolare della ditta che ha negato di aver subito minacce estorsive. Ma la zona, i metodi, e le circostanze, non possono far chiudere questa eventualità. Il quartiere è da sempre, come si scrive nelle informative antimafia, sotto la morsa delle richieste estorsive. Dopo la maxi retata del luglio del 2022, quando furono arrestati il boss Vincenzo Cesarano e il gruppo che faceva riferimento a Luigi Belviso, il ras pronto a scalare le gerarchie del clan, si sperava che in quella zona i commercianti potessero “respirare”. Invece nemmeno un mese dopo quel vuoto di potere fu colmato dal “gruppo di Moscarella”, decapitato nel febbraio scorso. Ora tra le strade, e si mormora da tempo, un nuovo gruppo, riconducibile sempre alla criminalità organizzata, starebbe facendo il bello e il cattivo tempo a Ponte Persica.
CRONACA
9 novembre 2024
Spari contro l’azienda: ritorna l’incubo racket