Torre del Greco. «Il triangolo no, non l’avevo considerato». Se il consigliere comunale Vittorio Guarino – capogruppo del Pd a palazzo Baronale – avesse potuto esprimere in musica i propri dubbi sull’ultimo debito fuori bilancio finito all’attenzione dei lavori dell’assise cittadina, avrebbe certamente scelto il ritornello della canzone-cult lanciata da Renato Zero nel 1978. Perchè dietro l’ennesimo assegno – in soldi pubblici – staccato dall’ente di largo Plebiscito c’è il (fosco) triangolo costruito sull’asse Asl Napoli 3 Sud-Comune-casa di riposo. Tre diverse «entità» unite da un filo rosso di collegamento con Felice Gaglione: dipendente (come la moglie) dell’azienda sanitaria locale, potente esponente della maggioranza guidata dal sindaco Luigi Mennella e fratello del titolare della casa di riposo «consorziata» con palazzo Baronale. Un «legame» finito nuovamente al centro di un acceso confronto in consiglio comunale – in assenza del diretto interessato, uscito dall’aula per evidenti motivi di opportunità – e capace di mettere in discussione la granitica tenuta della maggioranza. Alla fine di due ore di battaglia in aula, il debito della discordia – già bloccato a novembre del 2023 e poi «congelato» per un anno – è stato approvato, ma con una netta e decisa presa di posizione del Pd sulle «future scelte dell’amministrazione comunale in materia di politiche sociali, con particolare riferimento alle comunità tutelari». Insomma, una «resa» all’aut aut del sindaco – espresso già la scorsa settimana con un eloquente «mannatem ‘a cas» urlato al dem Salvatore Romano tra i corridoi del municipio – accompagnata dall’ennesimo invito a smantellare il «sistema-Gaglione» costruito tra il complesso Bottazzi e il piano terra della palazzina C degli ex Molini Meridionali Marzoli.
One man show
A scoperchiare il vaso di Pandora dei 34 ospiti – in larga parte, pazienti con disturbi psichici – in comunità tutelare presso la casa di cura del fratello del consigliere comunale Felice Gaglione è stato il «soldato» Luigi Caldarola, già braccio destro dell’assessore alle politiche sociali Luisa Refuto durante la prima parte del mandato da sindaco di Giovanni Palomba. Carte alla mano, raccolte durante un anno di accesso agli «atti-fantasma» del welfare, l’esponente dell’opposizione ha provato a fare luce su tutti i coni d’ombra di una procedura già finita in passato al centro di polemiche e proteste. A partire dai (presunti) danni erariali per le casse del Comune fino al mistero delle autorizzazioni mai rinnovate per sette anni, Luigi Caldarola ha tirato in ballo tutti i protagonisti di un «affare» (per i privati) da un milione d’euro l’anno in soldi pubblici: il dirigente al bilancio Alessandro Cacchione, il neo-dirigente alle politiche sociali Alessandro Gennaro Borrelli – già finito nell’occhio del ciclone a Volla – e la funzionaria-factotum Roberta Testa fino all’assessore alle politiche sociali Mariateresa Sorrentino, in carica da un anno e mezzo eppure (ancora) ferma a puntare l’indice contro la «situazione ereditata dal passato». Le «spiegazioni» in punto politico e in punto tecnico fornite in consiglio comunale sono suonate in parte come pesanti conferme dei dubbi avanzati in aula e in parte come blande e stucchevoli rassicurazioni sulle corrette attività messe in campo dal Comune. In un’escalation di anomalie e «pezzotti peggio del buco» Luigi Caldarola – ricordando in aula come anche Giovanni Palomba fosse stato stritolato dal «sistema-Gaglione» – ha provocatoriamente chiesto al sindaco e alla sua maggioranza se fossero «complici oppure ostaggi» dell’ex delfino di Donato Capone. Una domanda accompagnata dalla richiesta di inviare tutti gli atti del consiglio comunale sia alla corte dei conti sia alla procura di Torre Annunziata per gli eventuali accertamenti del caso.
Lo strappo del Pd
Sulla scorta delle pesanti accuse lanciate dal collega dell’opposizione, Vittorio Guarino – capogruppo del Pd a palazzo Baronale – ha rilanciato le perplessità già espresse a novembre del 2023 sulla «gestione» delle comunità tutelari e chiesto un incontro urgente di maggioranza per per provare a sciogliere il nodo del debito della discordia. Chiaro l’obiettivo: strappare un nuovo rinvio e mettere nuovamente «a dormire l’atto».
L’atto di forza del sindaco
La sospensione del consiglio comunale sarebbe dovuta durare 10 minuti invece si è protratta per una abbondante mezz’ora, fino a dopo la mezzanotte. Perché nella stanza dei bottoni di palazzo Baronale è andato in scena una nuova puntata dello scontro tra Luigi Mennella e gli esponenti del Pd: un acceso confronto con un’appendice «alla luce del giorno» del consiglio comunale, chiuso dal sindaco con l’ordine di votare la delibera della discordia perché suffragata da tutti i necessari pareri favorevoli. Eppure per convincere la maggioranza – diversi gli alleati di Luigi Mennella bianchi in volto e con la voce tremante – c’è stato bisogno di aggiungere una (fantasiosa) postilla per scaricare eventuali responsabilità su dirigenti e funzionari. Una soluzione «posticcia» per risolvere (momentaneamente) la grana del debito tenuto in piedi per un anno, ma destinata a riproporsi a stretto giro. Perché prima di votare il debito fuori bilancio, la squadra di governo cittadino ha approvato una variazione di bilancio per finanziare con ulteriori 250.000 euro le comunità tutelari a (quasi) esclusivo appannaggio della casa di riposo del fratello di Felice Gaglione. Non a caso, prima di annunciare il proprio voto favorevole, il capogruppo del Pd – praticamente costretto al dietrofront dall’ultimatum del primo cittadino – ha ribadito la necessità di rivedere la «gestione» delle comunità tutelari. In attesa degli eventuali accertamenti della corte dei conti di Napoli e della procura di Torre Annunziata.
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