“Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto”: è la frase che Romolo Ridosso, uno dei quattro arrestati per l’omicidio Vassallo, avrebbe pronunciato dopo avere parlato davanti alla sua abitazione di Lettere con il carabiniere Lazzaro Cioffi, giunto con un’altra persona a bordo un suv nero. L’episodio, riferito alcuni anni dopo dalla convivente di Ridosso, risale al settembre del 2010, subito dopo l’omicidio del sindaco di Pollica. Per gli inquirenti a quell’incontro – durante il quale si sarebbe parlato proprio della morte di Vassallo – avrebbero preso parte Lazzaro Cioffi e anche Giuseppe Cipriano, entrambi arrestati ieri. Sono sconvolgenti le rivelazioni che arrivano dall’ordinanza di custodia cautelare che ha visto finire in cella con l’accusa di omicidio volontario, aggravato dal metodo mafioso, quattro persone tra cui il colonnello dei carabinieri, Fabio Cagnazzo. A firmare gli atti il Gip del Tribunale di Salerno su richiesta della Procura di Salerno che indaga da anni sull’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Il defunto primo cittadino, è l’ipotesi degli inquirenti, sarebbe stato assassinato per avere scoperto un traffico di droga che approdava nel porto di Acciaroli. L’altro carabiniere indagato è l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, già condannato in secondo grado a 10 anni di reclusione per il suo coinvolgimento nel traffico e spaccio di stupefacenti al Parco Verde di Caivano. A lui, all’imprenditore scafatese Giuseppe Cipriano e all’ex capo del clan Ridosso-Loreto di Scafati, Romolo Ridosso, viene contestata la stessa ipotesi di reato in concorso. Queste accuse erano già stato formulate dai carabinieri del Ros di Roma e dall’ufficio inquirente coordinato dal procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli in occasione di una serie di perquisizioni effettuate il 28 luglio scorso. Non fu propriamente una visita di cortesia quella che Romolo Ridosso ricevette a metà settembre 2010, dopo l’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, nella sua abitazione di Lettere dove si era trasferito da Scafati con la compagna e i figli. Dopo avere negato per anni di avere incontrato in quell’occasione il carabiniere Lazzaro Cioffi, il collaboratore di giustizia l’8 giugno 2022 ammette il colloquio e fornisce anche dei chiarimenti. La sua convivente, infatti, riferisce di avere riconosciuto Cioffi, che una volta giunto davanti l’abitazione di Ridosso, ne ha attirato l’attenzione lampeggiando con i fari. La donna riferisce che il compagno, particolarmente teso in quel periodo, prima di uscire di casa l’ha invita a rimanere in casa insieme con i figli. La testimone però si affaccia alla finestra della cucina dalla quale riconosce Cioffi e la sua vettura ma non il suo accompagnatore, che definisce una persona “più bassa e tarchiata”. Poi spiega agli inquirenti che l’atteggiamento del compagno, dopo quell’incontro, cambiò completamente “sembrò tornare sereno e ricominciò una vita regolare”, dice. A fare chiarezza sull’identità dell’accompagnatore di Cioffi è proprio lo stesso Romolo Ridosso: il collaboratore riferisce che quell’uomo giunto in auto insieme con Cioffi era Giuseppe Cipriano e che entrambi si erano recati a Lettere per intimargli di non frequentare più Scafati e a non rivelare nessun particolare dell’omicidio di Vassallo, minacciandolo di rovinarlo in caso contrario. Angelo Vassallo era venuto a conoscenza di un grosso traffico di stupefacenti gestito da soggetti vicini alla criminalità organizzata. Riteneva che fossero coinvolti degli insospettabili, come l’ufficiale dei carabinieri Fabio Cagnazzo – all’epoca comandante del nucleo investigativo di Castello di Cisterna – e degli imprenditori cilentani, ed era intenzionato a denunciare tutto. Ci sarebbe questo, come ricostruisce la procura di Salerno, alla base dell’omicidio del sindaco pescatore di Pollica, ammazzato la sera del 5 settembre 2010, tra le 21:10 e le 21:12, orario in cui, mentre era in auto, fu raggiunto da nove colpi d’arma da fuoco che ne causarono la morte. Vassallo – questa la tesi della procura – sapeva che la droga raggiungeva la cittadina cilentana via mare, trasportata da barche che attraccavano nel porto della frazione di Acciaroli, per poi essere stoccata in un deposito. Dal 20 agosto, quindi, aveva iniziato a pattugliare il molo e controllare i gestori dei locali della movida acciarolese, arrivando a prospettare chiusure e limitazioni delle attività commerciali. Il sindaco, pur avendo manifestato timore per la propria incolumità, aveva contattato il procuratore di Vallo della Lucania Alfredo Greco e il comandante della stazione dei carabinieri di Agropoli Raffaele Annichiarico, a cui avrebbe dovuto riferire i fatti. I quattro arresti eseguiti ieri dai carabinieri del Ros di Roma arrivano dopo che diverse piste seguite dagli investigatori non avevano portato agli esiti sperati. Cagnazzo trascorreva le vacanze estive proprio a Pollica e si trovava nel comune la sera dell’omicidio. Nonostante fosse in ferie, iniziò ad avviare alcune attività di indagine sull’assassinio e, sempre secondo la Procura, avrebbe anche depistato le indagini iniziali facendo ricadere la colpa su un pregiudicato poi uscito dall’indagine.
CRONACA
8 novembre 2024
Le rivelazioni di Ridosso jr: “Abbiamo messo a posto il pescatore”