E’ una storia d’amore che ha superato i confini della piccola città di Torre Annunziata e sta cavalcando i palcoscenici dei cinema internazionali. Una storia difficile, una storia di coraggio e determinazione che sta insegnando come amare e farlo incondizionatamente senza pensarci due volte può davvero insegnare tante. E’ la storia di Vittoria e della sua famiglia, di papà Rino e di mamma Marilena che per quella bambina hanno lottato superando i confini internazionali e accogliendola nella sua famiglia. Una storia di adozione diventata una pellicola cinematografica all’81 edizione della mostra cinematografica di Venezia e che sarà proiettato il 5 novembre in due spettacoli al SuperCinema di Castellammare di Stabia e che ha già registrato tantissime presenze. Un film che continua a viaggiare perché la storia di una semplice ed umile famiglia di Torre Annunziata è diventata la storia di un esempio di chi da speranza e coraggio a chi vuole adottare. «Vittoria» di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, è infatti tratto da una storia vera piena di speranza sull’esistenza di un’umanità dal grande cuore, al di là di quello che racconta la cronaca. Una storia magistralmente interpretata dagli stessi protagonisti che sembrano tutti membri esperti della Comédie française. Il film in sala dal 3 ottobre con Teodora, propone la storia di Jasmine (Marilena Amato), una donna semplice di quarant’anni totalmente realizzata. Ha un marito (Gennaro Scarica) che la ama e tre figli maschi e ha anche un lavoro che le piace, la parrucchiera, nel suo salone di Torre Annunziata. Ma dopo la morte del padre, Jasmine inizia a fare un sogno ricorrente nel quale vede una bimba bionda gettarsi nelle sue braccia. Capisce che qualcosa le manca e decide così, contro tutto e tutti, di voler adottare una bimba, anche disabile se occorre. Inizia così il difficile percorso di adozione internazionale, mettendo a rischio matrimonio e benessere della famiglia. «È tutto vero quello che si vede – dice Marilena Amato ospite alla trasmissione Terra Nostra negli studi di Metropolis ed interprete di se stessa in ‘Vittoria’ -. Avevo già fatto una piccola parte nel film Californie degli stessi registi, ma girare una storia vera e intima come questa non è stato facile e così ho pianto tanto. Sono felice per mia figlia Vittoria (ovvero la bambina che ha davvero adottato in Bielorussia) – aggiunge – perché saprà tutto quello che ho fatto per averla». E ancora «Dal sogno di mio padre ho capito che dovevo adottare, dovevo avere una figlia femmina per completare la mia famiglia: tre fischi maschi non mi bastavano e volevo di più». E così ha fatto «mia moglie è una donna testarda ma coraggiosa e quando mi ha proposto di adottare prima sono rimasto spiazzato ma poi ho visto l’amore nei suoi occhi. Io spero che davvero la nostra storia dia coraggio a tante coppie come noi». In studio assieme alla sua mamma e al suo papà anche la piccola Vittoria «io ho capito che mamma mi voleva davvero tanto per questo mi ha adottato- dice timidamente la piccola Vittoria – adoro la mia famiglia e in particolare i miei fratelli». Inserire infatti Vittoria nella famiglia con tre figli maschi per Marilena non è mai stato un problema anzi «quando siamo arrivati a casa con lei, dopo 30 giorni rimasti all’estero per conoscerla e iniziare ad ambientarla, ricordo che i ragazzi sono stati subito in sintonia con lei, come se ci fosse già un legame, non so come descriverlo davvero». Dall’arrivo nell’istituto a quel primo incontro con Vittoria Marilena ha un ricordo chiaro lucido ma soprattutto emozionante di come nella sua vita è entrata Vittoria «non temevo i pregiudizi, i commenti e le critiche volevo lei e basta, dovevo completare la mia e la nostra vita e così è stato». Vittoria soffre di un piccolo disturbo cognitivo che la rendono ancora di più una ragazza speciale «sosteniamo anche per questo spese mediche e approfitto per lanciare un appello allo Stato affinché supporti di più anche chi vuole adottare e regalare una opportunità a questi bambini, ce ne sono tanti, troppi, non possiamo lasciarli lì: si facciano normative meno rigide e si snellisca il sistema supportando queste famiglie. Nessun bambino dovrebbe vivere in solitudine, abbandonato da tutti, senza la possibilità di vivere la propria infanzia, sorridere, giocare, crescere e sognare». Vittoria oggi frequenta un istituto scolastico a Castellammare di Stabia parla l’italiano «sin da subito a cinque anni quando è arrivata qui ci abbiamo messo poche ore per darle le basi, è una bimba molto intuitiva e sensibile, ha imparato subito le parole principali e si è fatta capire dai suoi fratelli che con amore le hanno subito insegnato tutto. Sono e siamo fortunati – continua Marilena – l’arrivo di Vittoria ci ha riuniti ancora di più, ci ha rafforzato come famiglia, come squadra, Vittoria è la sorella più piccola, è la regina della casa e questo mi rende ogni giorno una donna fortunata, lo sono come moglie e come madre». Insomma una storia che dalle sale cinematografiche ora ha conquistato il cuore di tutto «vorrei invitare le famiglie che non hanno figli e non possono averne di adottarne uno: io ho partorito tre figli e Vittoria adottata ma non c’è differenza credetemi, la maternità – continua – è una emozione unica che si vive nel legame con i figli, con la loro quotidianità, sono sensazioni uniche e non c’è nessuna differenza credetemi». Un appello da una donna ad un’altra donna affinché il sorriso di Vittoria diventi il sorriso di mille altri bambini dimenticati ed abbandonati e che possano trovare una famiglia che li ami e accolga come la famiglia di Marilena e di Rino. @riproduzione riservata
CRONACA
2 novembre 2024
Torre Annunziata. Vittoria, una storia d’amore straordinaria