Processo Martino, proiettato in aula il video dell’omicidio della sera del 7 febbraio. Procede spedito il procedimento che vede alla sbarra Catello Martino, ras del rione Savorito accusato di omicid...
Processo Martino, proiettato in aula il video dell’omicidio della sera del 7 febbraio. Procede spedito il procedimento che vede alla sbarra Catello Martino, ras del rione Savorito accusato di omicidio premeditato con aggravante mafiosa. Ieri in aula era presente il padre della vittima, Alfonso Fontana, chiamato a testimoniare in quanto fu il primo a riconoscere l’identità del presunto killer. Poco prima del suo esame sono stati depositati e sottoposto a test gli elaborati prodotti dal Racis, il corpo dei carabinieri specializzato nell’analisi di fotogrammi, video e audio. In particolare ci si è soffermati sugli elementi che hanno portato al riconoscimento di Martino e l’analisi dell’andatura della camminata dell’uomo, paragonato a quelli catturati nel carcere di Secondigliano, dove il ras ha trascorso i primi mesi di detenzione in carcere dopo l’arresto del febbraio scorso. Così il padre di Fontana si è ritrovato di fronte, collegato dal carcere di Prato, il presunto killer del figlio. Un sospiro profondo, poi le lacrime. L’uomo, giubbotto blu e jeans grigi, è stato invitato a rivedere quel video che gli è stato mostrato poche ore dopo l’omicidio. La scena ritrae gli ultimi 14 secondi di vita di vita di Alfonso Fontana che ha tentato fino alla fine di fuggire dal suo carnefice. L’inquadratura è posizionata dalla visuale del marciapiede opposto alla pompa di benzina presente nei pressi del luogo del delitto. Dopo pochi istanti si intravede Fontana inseguito da un uomo-per la Dda si tratta di Martino-con i pugno una pistola. In sosta c’è un auto di colore blu al cui interno c’è un uomo o una donna sul sedile del guidatore, completamente estraneo ai fatti. Fontana, già zoppicante, gira intorno all’auto salendo sul marciapiede. L’uomo lo insegue sparando nella corsa almeno tre colpi di pistola. Fontana, per tentare di fuggire, apre la portiera dell’auto in sosta dal lato del guidatore, proseguendo svoltando dall’altro lato della vettura. Ormai sfinito si accascia a terra con il killer che lo raggiunge e lo finisce con un colpo alla testa, dandosi poi alla fuga. Dopo una breve pausa il pm dell’antimafia Giuseppe Cimmarotta ha ripreso con l’esame: “ho riconosciuto subito Martino- dice il padre della vittima- lo conosco da anni. Si vede in faccia il killer, l’ho riconosciuto dal suo modo di camminare”. In aula erano presenti anche i legali delle parti civili, Raffaele Pucci, Roberto Attanasio e Simone Ciro Giordano. L’udienza è stata rinviata a metà novembre, giorno in cui verranno ascoltati gli altri testimoni chiave. In mano all’Antimafia, oltre ai frame dell’agguato, ci sono 24 testimoni, i dati delle celle telefoniche vicino al luogo dell’omicidio, i vestiti e il casco trovati in casa di Martino che corrisponderebbero all’outfit del killer e un movente. Pochi giorni prima infatti Fontana, insieme a due complici- inseriti nella lista testi dell’antimafia- ha commesso un furto nella casa della figlia del 52enne, portando via una refurtiva che oscilla tra i 100 e i 300mila euro, suddivisi tra contanti, preziosi e gioielli. Quanto all’entità del bottino ci sono state versioni diverse tra i protagonisti mentre per la dda si tratterebbe del provento delle attività dello spaccio di sostanze stupefacenti, un settore dove Martino, legato al clan Imparato, in passato ha avuto un ruolo da protagonista.