Lunedì 23 settembre scende in piazza il personale sanitario che opera nelle cliniche private, nelle Rsa e centri di riabilitazione. I lavoratori si sono dati appuntamento a Napoli nei pressi della sede regionale dell’Aiop, l’Associazione Italiana Ospedali Privata, alle ore 9 in via Riviera di Chiaia 105, per raggiungere in corteo la sede della Regione Campania a Santa Lucia. L’obiettivo è quello di rinnovare i contratti nazionali Aiop, Aris, Ospedalità Privata fermi ormai da 6 anni, insieme a quello Aiop, Aris, RSA e Centri di Riabilitazione fermo invece da 12. Lo sciopero punta a sollecitare un contratto unico di settore. Lo stop assicurerà i servizi essenziali ai pazienti.
“Il 23 si scende in piazza per uno sciopero nazionale per il mancato rinnovo del contratto di lavoro che in alcuni settori è vecchio di 12 anni – spiega Marco D’Acunto segretario regionale Fp Cgil – In Campania protestiamo anche contro il dumping contrattuale che crea innumerevoli disparità tra gli operatori e contro lo stato di crisi di alcune aziende che si ritrovano in difficoltà a causa di alcune scelte sconsiderate della Regione Campania”. Secondo le stime delle funzioni pubbliche delle tre organizzazioni sindacali lo sciopero ha già ricevuto migliaia di adesioni:
“Non sarà un celebrazione ma l’inizio di una battaglia – spiega Massimo Imparato coordinatore regionale per la sanità Cisl Fp Campania – se non sarà rinnovato il contratto a circa 430 mila addetti in Italia ed ai quasi 8 mila in Campania continueremo su questa strada. Abbiamo ricevuto una grande adesione da parte del personale che adesso pretende risposte, la Regione Campania non può essere solo spettatrice visto che le strutture sono accreditate presso la stessa Regione ed erogano a tutti gli effetti un servizio pubblico remunerato con i soldi dei contribuenti”.
“La sanità pubblica non può fare a meno di quella privata, non può essere utilizzata solo nel momento del bisogno – spiega Vincenzo Torino segretario regionale Uil Fpl – dobbiamo restituire dignità a questi lavoratori che troppo spesso vengono abbandonati, auspichiamo il contratto unico perchè è assurdo che lo stesso lavoro possa essere considerato di serie A o di serie B. Diciamo basta alle disparità economiche. Adesso bisogna firmare i contratti nazionali da troppo tempo scaduti, in considerazione del continuo aumento del costo della vita e soprattutto uniformarli per lo stesso comparto”.