Rifiuti tra le fontane
Castellammare. Le mescite dell’Acqua della Madonna e Acidula abbandonate a loro stesse e al degrado. C’è persino una batteria di un’automobile lasciata nella conca dove dovrebbe scorrere l’oro blu di Castellammare di Stabia. Chiuse alla disponibilità pubblica da ormai due anni dall’Asl Napoli 3 Sud per le contaminazioni di nichel e radon nelle acque, la mescita dove i cittadini potevano liberamente riempire le proprie bottiglie e contenitori con le acque minerali vivono nel degrado. Sono state nuovamente rimosse le transenne apposte alla mescita pubblica dell’Acqua della Madonna situata all’altezza del porto di Castellammare. Un gesto che ormai ha una cadenza abitudinaria frutto sia di un senso di inciviltà diffuso in una parte dei residenti del quartiere, ma anche dalla paura di non poter più usufruire di uno dei doni che la natura ha fatto alla cittadina stabiese. In più nella conca si sono accumulati ogni tipo di rifiuto, anche una batteria usata, probabilmente appartenente ad un’automobile. E’ diventata una pozzanghera la mescita situata nei pressi degli chalet. Se oggi scorresse l’acqua quel sito sarebbe inaccessibile poiché l’acqua piovana delle prime piogge autunnali si è accumulata allagando di fatti l’intero accesso. Lo stesso vale per la mescita situata all’edificio abbandonato delle Antiche Terme. Anche qui le conche vengono usate come cestini da chi il senso civico non sa nemmeno dove sta di casa. Ma è anche vero, come ricordano molto spesso i “senatori della legalità”, che l’illegalità si diffonde dove lo Stato è assente. Le mescite sono infatti situate nel rione dell’Acqua della Madonna, un quartiere che brulica di piazze di spaccio, monumenti degradati, parcheggiatori abusivi e di cittadini che con arroganza pongono sedie, barili e bidoni sui parcheggi per avere sempre il posto auto libero sotto la propria abitazione. Un quartiere dove, secondo il disegno della politica, dovrebbe sorgere nuovamente il termalismo riqualificando le Antiche Terme con i fondi Pnrr. Un progetto che dovrebbe portare alla creazione di un centro benessere con la gestione che dovrebbe andare a finire ad un privato, pronto ad investire in una zona dove non si riesce a far rispettare neppure un semplice divieto. Intanto sul recupero delle acque, ossia l’azzeramento dei valori di nichel e radon, si è ancora in alto mare. Tramontata l’ipotesi della triade commissariale che prevedeva, dopo la consulenza di un chimico di fiducia avellinese, di installare una serie di filtri alla foce che avrebbe alterato il gusto delle acque, si è fatta avanti l’ipotesi di analizzare nuovamente le fonti per risolvere il problema a monte e non a valle, così come suggerito anche dal Ciram (Centro Interdipartimentale di Ricerca Ambiente dell’Università Federico II di Napoli). Infatti lo scorso anno, proprio l’attuale sindaco Luigi Vicinanza, partecipò ad un convegno nel quale si predicò la nuova istituzione di un protocollo d’intesa con la Federico II per effettuare nuovi studi sulle sorgenti. Ad oggi quell’accordo non è stato ancora chiuso e le mescite vivono nel degrado e nell’abbandono.