Giuseppe Scognamillo è l’artista dietro al Tennis Club Terme di Castellammare. L’istruttore di II° si impegna giorno dopo giorno a trasmettere la passione verso questa disciplina, ma non solo, a...
Giuseppe Scognamillo è l’artista dietro al Tennis Club Terme di Castellammare. L’istruttore di II° si impegna giorno dopo giorno a trasmettere la passione verso questa disciplina, ma non solo, anche i giusti valori ai giovani. Nonostante la giovane età, di soli 24 anni, già ha un bagaglio molto ricco. Cresciuto sotto l’ala del maestro Giovanni Vanacore e ha lavorato con grandi istruttori del calibro di Riccardo Piatti e Andrea Volpini, affermati a livello internazionale. L’anno scorso è stato ricco di successi per il Tennis Club Terme di Stabia, me ne potrebbe parlare? «Sono contento dei risultati ottenuti, stiamo già lavorando per portarne altri. Non credo siano dei risultati grandiosi poiché a livello regionali sono normali, ma a Castellammare di Stabia non arrivavano da molto. Quello che stiamo attraversando è un avviamento verso i risultati». Quali sono le prossime sfide sul calendario? «Per adesso gli atleti si stanno preparando al campionato regionale u16 a Battipaglia e a vari tornei nella zona. Da aprile ci saranno i campionati federali dove gareggeranno anche nel doppio». Il tennis sta uscendo sulle prime pagine dei giornali, ormai è salito alla ribalta grazie alle imprese dei grandi campioni del nostro paese. Come sta vivendo questo periodo? «Il tennis esce in prima pagina, così anche un perfetto sconosciuto ne sente parlare. Prima non era così». Il club partecipa al progetto federale “Racchette in classe”, può raccontarmi dell’iniziativa intrapresa. «La federazione mi permette di andare in diverse scuole per insegnare tennis a titolo gratuito. Vado al terzo circolo, alla Bonito Cosenza e alle suore evangeliste. Sono circa 1000 i bambini coinvolti. Stiamo cercando anche di organizzare il trasporto per portali qui al club appena sarà possibile». Cosa cerca di trasmettere attraverso la pratica sportiva? «Attraverso lo sport trasmettiamo dei valori che, purtroppo, mancano al giorno d’oggi. Il rispetto delle regole e nei confronti del prossimo. Tramite i social girano brutti esempi tra i giovani. Lo sport, invece, è ancora qualcosa che riesce a trasmettere valori positivi che a molti mancano. Fare sport ti rende migliore». Com’è nata la passione del tennis dentro di te? «Ero piccolissimo, avevo circa 6 o 7 anni, quando mi iscrissi. Mia madre non voleva che io giocassi a calcio perché mio padre veniva da due infortuni ai legamenti. Ho provato diversi sport prima di arrivare qui, pallavolo, basket e ginnastica artistica. Iniziai con il maestro Giovanni Vanacore, il nonno che non ho mai avuto. Lui mi ha trasmesso un seme che pian piano è cresciuto dentro di me. Mi sono laureato in management delle imprese internazionali presso l’Università degli Studi di Napoli la Parthenope. Sentivo il bisogno di scoprire altro, ma fu un libro ad avermi cambiato la vita che mi venne regalato dalla mia fidanzata in occasione del mio onomastico. Il testo venne scritto da Riccardo Piatti, un genio e sarà ancora per molti anni il miglior allenatore in circolazione. Dopo averlo letto decisi che un giorno l’avrei dovuto incontrare». Quando lo incontrati per la prima volta? «Qualche giorno dopo che lessi il libro, mi arrivò una mail dalla federazione che mi invitava al simposio di novembre. Riccardo era relatore e quando finì il suo discorso al Palaruffini sono corso da lui nella parte opposta del padiglione. Corsi come non mai per raggiungerlo. Gli chiesi come potevo lavorare con lui e mi diede una mail dove poter girare il mio curriculum». L’opportunità arrivo? «Mi risposero alla mail e andai al centro, gestito da Riccardo. La prima volta ebbi la fortuna di conoscere Andrea Volpini, direttore tecnico del Piatti Center. Poi tornai a casa. Dopo qualche mese mi chiamo Andrea dicendomi che a loro serviva una mano. Fu un periodo molto divertente e allo tempo bello, mi mancava l’ultimo esame del corso di laurea, diritto commerciale, che diedi il 2 luglio e il 4 ero già in volo verso il centro. Feci un mese a Bordighera, dove ho lavorato tutti i giorni tutte le ore. Fu molto differente dalla prima volta, ma stare in un contesto del genere è stata un’esperienza fantastica. Dovunque mi girano vedevo campioni e non solo. Tutt’ora mi sento con loro per dei consigli, sono sempre molto disponibili». Vorrebbe lasciare un invito a coloro che si stanno interessando al mondo del tennis? «Vorrei incitare tutti a scoprire questo sport che viene praticato dal lontano 1906 in Italia. Sono consapevole che dopo la curiosità devo essere bravo, in quanto insegnante, a far nascere la passione dentro coloro che si interfacciano al tennis. Credo che i giovani devono fare sport, dobbiamo spronarli in questo».
Eugenio d’Amora