Sono 72mila, messi insieme riempirebbero lo stadio Maradona. Sono i ragazzi campani in fuga dalla scuola, quelli per i quali il nuovo anno non è mai iniziato, quelli che già all’inizio dell’estate del 2024 hanno messo una croce sull’istruzione e la formazione. Un esercito di ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni che su scala nazionale diventa un fiume: 431mila. L’ultima elaborazione compiuta dall’Ufficio studi della Cgia sulla base dei dati forniti da Eurostat e Istat, è un pugno sullo stomaco e lascia intendere quanto grave sia il peso della zavorra sul destino di un Paese che non investe più sui giovani, che lascia svettare cattivi esempi e cattivi consiglieri, che premia, anche attraverso i social, il peggio, il nulla, dando l’impressione che il futuro può esistere anche senza la scuola. Dunque quasi mezzo milione di ragazzi ha dichiarato di di aver abbandonato prematuramente la scuola. Al più hanno conseguito la licenza di terza media, ma successivamente non hanno concluso nemmeno un corso di formazione professionale della durata superiore a 2 anni e in questo momento non frequentano alcun corso scolastico o formativo. Si tratta di giovani che a mala pena hanno assolto l’obbligo scolastico. Si tratta della fotografia più spietata di quella che è diventata una vera e propria emergenza definita «povertà educativa». Un tema, nemmeno a dirlo, molto sentito nel Mezzogiorno, ma con una presenza altrettanto preoccupante anche in alcune aree geografiche del Nord. Ma attenzione, alla base della catastrofica fuga dalle scuole non c’è solo la volontà suicida di molti ragazzi persi dietro il nulla, c’è, come ai tempi del dopoguerra, una situazione che ha il sapore della costrizione. Una parte dei giovani che smette di studiare lo fa perché ha alle spalle famiglie caratterizzate da un forte disagio sociale, oppure alle prese con seri problemi economici, o ancora, famiglie che affondano le proprie radici nella melma della criminalità organizzata. In ogni caso, come spiegano gli esperti, «nei prossimi anni questi ragazzi faranno molta fatica a trovare un’occupazione di qualità e adeguatamente retribuita». Le sfide lanciate dai cambiamenti epocali in atto, come la transizione ecologica e quella digitale, finiranno inevitabilmente per relegarli ai margini del mercato del lavoro, mettendo in difficoltà anche le imprese, che faticheranno ancor più di quanto non stiano facendo adesso a reperire figure altamente specializzate che raggiungono queste competenze dopo aver conseguito un diploma presso un istituto professionale, un Its o una laurea presso un politecnico. E’ importante sottolineare che, talvolta, la fuga dai banchi di scuola durante gli anni delle superiori può essere causata da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile. In questo senso va evidenziato lo straordinario lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP). Queste realtà sono diventate un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti. Sono scuole spesso ubicate in zone periferiche caratterizzate da un forte degrado urbano e sociale che, grazie allo straordinario lavoro antidispersivo svolto, vanno sostenute con maggiori risorse di quante ne sono state messe a disposizione fino adesso. In moltissimi casi sono gli unici presidi di legalità presenti nelle aree in cui insistono, sono avamposti dello Stato che si incuneano in quartieri difficili dove mancano gli spazi di socializzazione per i giovani, il lavoro non c’è e la criminalità dilaga. Secondo l’analisi della Cgia, in Italia sono il Sud e le Isole a presentare i livelli di abbandono scolastico più elevati. La regione maggiormente in difficoltà è la Sardegna che nel 2023 ha registrato un tasso del 17,3%. Seguono la Sicilia con il 17,1%. Ma la Campania vive la stessa tragedia sociale, con una percentuale altissima che arriva al 16%, molto peggio di Puglia (12,8%) e Calabria (11,8%). Anzi, quando si considerano i dati in valore assoluto, la nostra regione è la peggiore di tutte. In termini assoluti, infatti, il maggior numero di giovani che hanno lasciato la scuola prematuramente è riferito proprio alla Campania: 72mila unità. Dietro, ci sono la Sicilia con 62mila, la Lombardia con 53mila e la Puglia con 38mila. E pensare che rispetto al 2019 la variazione percentuale del tasso di abbandono è anche in calo in quasi tutte le regioni. Insomma, sebbene la dispersione scolastica sia in calo in tutta Europa (la media è al 9,8%), tra i 20 Paesi dell’Eurozona l’Italia vive una delle situazioni più preoccupanti, simile a quella di Cipro. L’abbandono della scuola dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha raggiunto un tasso del 10,5% sulla popolazione corrispondente. Peggio hanno fatto solo la Spagna con il 13,7% e la Germania con il 12,8%.
CRONACA
15 settembre 2024
Fuga dalla scuola: in Campania 72mila giovani sono alla deriva