IL FILM Torre Annunziata, la parrucchiera che adottò la bimba ucraina: la storia d’amore ha incantato Venezia
Torre Annunziata. Gli occhi di Marilena brillano mentre posa con la sua famiglia davanti agli obiettivi dei fotografi di mezzo mondo che sgomitano ai bordi del red carpet di Venezia. Non ci crede ancora. Stringe la mano del marito e dei figli e sorride. Dentro e fuori. Ha realizzato un sogno ma allo stesso tempo è diventata una testimonial dei valori più belli della vita. L’amore per il prossimo, che per lei s’è concretizzato nell’adozione di Vittoria, una bellissima bambina che viveva in un centro di accoglienza in Ucraina. La storia di Marilena e Vittoria sta facendo il giro del mondo, simbolo straordinario di altruismo e umanità, Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman l’hanno raccontata in un film arrivato all’ottantunesima edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Si chiama «Vittoria», che è il nome della piccola, ed è anche una parola pregna di significati in un mondo che, purtroppo, sta perdendo lentamente tutti i suoi valori più preziosi. Il film narra la scelta coraggiosa di Marilena Amato, titolare di un salone da parrucchiere che dà sulla strada di via Plinio tra Torre Annunziata e Pompei. E’ una storia meravigliosa che Marilena ha reso possibile assieme al marito Gennaro Scarica e ai figli Francesco, Vincenzo, Emmanuel. Alla fine, Vittoria l’hanno voluta tutti. Fortemente. La vicenda è diventata una pellicola di 80 minuti che ha strappato consensi e applausi alla mostra italiana delle stelle del cinema. Anche Nanni Moretti ha detto di aver avuto gli occhi lucidi. L’adozione di Vittoria, strappata ad una terra martoriata dalla distruzione e dalla brutalità della guerra è un messaggio di speranza, uno spot sull’importanza dell’adozione, tema delicato che troppo spesso viene ignorato. Tutto comincia otto anni: Marilena Amato, sposata con il falegname Gennaro Scarica, è già madre di tre splendidi bambini. Ha una vita tranquilla, lavora nel suo salone da parrucchiere e si divide tra le ansie di una madre-lavoratrice. Tanti sacrifici, ma anche la consapevolezza di avere tutto quello che una donna può sognare: serenità, famiglia, felicità. Ha tutto ma dopo la morte del suo papà qualcosa cambia. Suo padre continua a comparirle in sogno ogni notte, e per chi vive all’ombra del Vesuvio, i sogni hanno quasi sempre un significato. Ogni volta suo padre appare con una bambina piccola, bellissima e coi capelli lunghi e biondi. Lei ogni volta l’abbraccia forte e si sente ancora più felice. Comincia a riflettere, a trovare una spiegazione al sogno, alla fine si convince e dice al marito di volere un altro figlio. E’ una scelta che destabilizza ogni cosa, ma è una scelta convinta. E allora, intraprende un complicato percorso di adozione internazionale. Otto anni fa l’incontro con la piccola Vittoria in Ucraina, in un centro di accoglienza per minori. Vittoria è lì, la fissa, ha cinque anni, esile, ha gli occhi tristi. Lei si avvicina, l’operatrice la precede di qualche passo e dice alla piccola: «ecco la tua mamma». Vittoria non ci pensa nemmeno un secondo e le apre le braccia. Inizia allora una bellissima storia d’amore che sembra proprio la sceneggiatura di un film. Quasi naturale che finisse sugli schermi internazionali. I due registi che hanno portato «Vittoria» a Venezia sono gli stessi che hanno realizzato il film «Butterfly» nel quale hanno raccontato la storia di Irma Testa. Hanno incrociato Marilena per caso, proprio a Torre Annunziata. «Una donna consumata da un profondo desiderio che tutti intorno a lei consideravano irrazionale», hanno detto della donna. Il film pone un quesito: «È sbagliato farsi guidare dal cuore e dall’istinto piuttosto che dalla ragione?», chiedono i registi. «Ci siamo prefissati di esplorare queste domande nel mondo poco conosciuto dell’adozione internazionale, un labirinto in cui aspiranti genitori in uno stato di forte intensità emotiva perseguono il loro desiderio di avere un figlio. Non avevamo però previsto che questo espediente narrativo avrebbe dato ai nostri protagonisti uno spazio per fare i conti con risentimenti irrisolti. Questa cruda autenticità, registrata dalla macchina da presa, non solo si è rivelata gratificante per noi registi, ma ha anche elevato l’esperienza emotiva per il pubblico». Ieri sera la presentazione e il cuore di Marilena che scoppia a mille quando Vittoria risente in sala le parole russe: in lei si risveglia qualcosa, un ricordo dei suoi primi anni, ma poi si volta e vede mamma Marilena. La stringe forte e le sussurra in lacrime «ti voglio bene».
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