IL GRANDE CRAC Deiulemar, altra grana: il papocchio-Sporting rischia di costare caro agli ex obbligazionisti
Torre del Greco. Lo spettro di una lottizzazione abusiva spaventa gli ex obbligazionisti della Deiulemar compagnia di navigazione e rischia di (ri)mettere in discussione la chiusura del fallimento dell’ex banca privata di Torre del Greco. A un mese esatto dal decreto con cui giudici Francesco Abete, Amleto Pisapia e Anna Laura Magliolo del tribunale di Torre Annunziata hanno scritto la parola fine alla procedura aperta il 2 maggio del 2012 un’ennesima tegola si abbatte sulle speranze dell’esercito di risparmiatori traditi dagli armatori-vampiri di portare a casa – in tempi relativamente brevi – un nuovo riparto: le tre società aggiudicatarie delle varie aste relative agli immobili presenti nel complesso Sporting Poseidon di via Benedetto Cozzolino a Ercolano hanno, infatti, presentato reclamo avverso la chiusura del fallimento e chiesto l’accantonamento di un importo non inferiore ai 15 milioni di euro a titolo di (eventuale) risarcimento danni. Il ricorso – evidentemente urgente – sarà discusso il prossimo 28 agosto davanti alla sezione feriale civile della corte d’appello di Napoli e potrebbe cambiare il finale della storia infinita del fallimento della Deiulemar compagnia di navigazione.
La vendita all’asta
La vicenda affonda le proprie radici all’alba del grande crac all’ombra del Vesuvio. Nell’ambito delle azioni finalizzate al recupero dei soldi da destinare agli ex obbligazionisti della Deiulemar compagnia di navigazione, venne acquisito agli atti del fallimento il complesso Sporting Poseidon di via Benedetto Cozzolino e la curatela – rappresentata dalla triade composta da Alfonso Giovane, Vincenzo Di Paolo e Paola Mazza – incaricò un architetto di redigere una perizia di stima del complesso immobiliare: il professionista accertò come – sotto il profilo urbanistico – lo Sporting Poseidon fosse stato realizzato in una zona agricola del Comune di Ercolano. A dicembre del 1985 lo stesso Comune della città degli Scavi rilasciò la concessione edilizia per la costruzione del complesso sportivo, poi suddiviso in varie attività. Dopo la stima complessiva del complesso – valutato in 6,3 milioni – il professionista consigliò agli organi della procedura fallimentare di procedere a una vendita frazionata con la formazione di cinque lotti. Nel dettaglio, furono organizzate la vendita all’asta di piscina coperta e palestra – valore iniziata di gara circa 2 milioni – ristorante con piscina coperta (2,7 milioni), sala Bingo (1,2 milioni), campi da tennis (1,2 milioni) e campi di calcetto (535.000 euro sebbene del tutto abusivi). Tra il settembre del 2019 e il maggio del 2021 i cinque lotti vennero aggiudicati a tre diverse società – a cifre inferiori rispetto alle stime iniziali – pronte a portare avanti le varie attività presenti nel complesso sportivo.
Il «no» alla sanatoria
I guai per le società vincitrici delle aste cominciarono a metà del 2021, quando vennero presentate le richieste di concessione in sanatoria delle opere edilizie realizzate senza titolo all’interno del complesso sportivo. L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Ciro Buonajuto, nel rigettare le istanze, evidenziò come «il centro sportivo, autorizzato mediante procedura in deroga e convenzionata, risulta attualmente frazionato in numerose unità immobiliari intestate a differenti ditte che hanno svilito l’iniziale finalità pubblica per cui in deroga l’ente concesse tale realizzazione su un’area a destinazione agricola». In pratica, ventilando l’ipotesi di una lottizzazione abusiva del complesso, il Comune di Ercolano rigettò la richiesta di condono e gettò le basi per una eventuale acquisizione dell’intero complesso al patrimonio comunale. Una vera e propria doccia gelata per chi aveva pensato di investire sul territorio, attraverso una procedura (in teoria) blindata sotto il profilo della legittimità dal «manto» del tribunale di Torre Annunziata.
Il primo ricorso
La questione è stata già discussa davanti al Tar Campania, a cui le società si erano rivolte per provare a scongiurare il rischio di «perdere» il proprio investimento. Ma i magistrati del tribunale amministrativo regionale ha avallato la legittimità dei provvedimenti di diniego emessi dal Comune di Ercolano e la loro relativa efficacia, convincendo i rappresentanti legali delle società a chiedere – attraverso atti di diffida presentati a novembre del 2022 e a dicembre del 2022 – l’accantonamento di importi pari rispettivamente a 5 milioni e a 6,5 milioni finalizzate al risarcimento del danno qualora il Comune avesse acquisito al patrimonio pubblico i beni acquistati all’asta fallimentare. La richiesta venne rigettata dal giudice Amleto Pisapia con provvedimento del gennaio 2023. Alla vigilia della chiusura del fallimento – a maggio del 2024 – la questione è stata posta nuovamente all’attenzione della curatela fallimentare, ma senza esito. Di qui, l’ultima battaglia giudiziaria.
Il reclamo finale
Le tre società hanno proposto reclamo contro la chiusura del fallimento della Deiulemar compagnia di navigazione firmata dal tribunale di Torre Annunziata e chiesto alla corte d’appello di Napoli di disporre l’accantonamento di un importo non inferiore ai 15 milioni con vincolo di destinazione per il risarcimento dei danni che potrebbero subire le società ricorrenti. In via subordinata le tre società puntano a ottenere la modifica del provvedimento di chiusura del fallimento a tutela, in via cautelare, dei propri diritti e ragioni di credito nei confronti del tribunale di Torre Annunziata e della curatela fallimentare. Non solo: le tre società hanno chiesto alla corte d’appello di Napoli di sospendere l’erogazione di ulteriori riparti ai creditori delle somme provenienti dai giudizi pendenti e dalle future transazioni fino alla definizione della controversia urbanistico-amministrativa con il Comune di Ercolano. L’udienza è in programma la prossima settimana, quando l’esercito dei 13.000 risparmiatori traditi dagli armatori-vampiri saprà se dovrà rinunciare o meno a mettere le mani sull’ultimo tesoretto accantonato dalla curatela in vista del prossimo riparto.
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