LA SENTENZA Truffe con la postepay a Torre del Greco: 30enne condannata a 5 mesi
Torre del Greco. Cinque mesi e dieci giorni di reclusione, con l’aggiunta di una multa da 400 euro: a cinque anni dalla «classica» truffa con la postepay, arriva la condanna definitiva per A.A.M., trentenne di Torre del Greco finita nel mirino delle forze dell’ordine dopo la denuncia-querela presentata dall’ultima «vittima» della donna. A chiudere il braccio di ferro giudiziario avviato con la sentenza di primo grado emessa dai giudici del tribunale di Torre Annunziata a maggio del 2020 sono stati gli ermellini della suprema corte di cassazione: i magistrati del Palazzaccio di Roma non solo hanno confermato il verdetto emesso dalla corte d’appello di Napoli a marzo del 2024, ma hanno altresì condannato la truffatrice al pagamento delle spese processuali e della somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende. L’inchiesta
La vicenda affonda le proprie radici nel 2019, quando D.B. presentò un esposto-denuncia per una truffa con la postepay. Le indagini condotte dalle forze dell’ordine consentirono di risalire alla trentenne di Torre del Greco. Nel frattempo, grazie ai controlli anti-frode, il conto della donna era stato tempestivamente bloccato e la truffatrice non aveva potuto prelevare – a dispetto dell’avvenuto accredito – la somma «soffiata» alla vittima di turno. Un «dettaglio» insufficiente a fermare il procedimento penale avviato dalla procura di Torre Annunziata. La donna aveva incassato una stangata giudiziaria in primo grado poi «addolcita» dalla corte d’appello di Napoli, pronta a rideterminare la pena finale in cinque mesi e 10 giorni di reclusione con 400 euro di multa.
L’ultimo verdetto
La sentenza era stata trascinata dalla difesa della trentenne – rappresentata dall’avvocato Giuseppe Rizzo – davanti ai giudici della suprema corte di cassazione. Secondo il legale, infatti, i giudici di secondo grado avrebbero omesso di dichiarare l’improcedibilità dell’azione per remissione tacita della querela da parte della persona offesa e avrebbero male interpretato il reato perchè il reato sarebbe stato solo tentato e non – alla luce del mancato prelievo a causa del blocco del conto – effettivamente consumato. Opposte le conclusioni degli ermellini della seconda sezione penale: il collegio presieduto dal giudice Sergio Beltrani ha bollato come manifestamente infondate le doglianze della difesa di A.A.M. e confermato il verdetto emesso dalla corte d’appello di Napoli. Non solo: accanto ai cinque mesi e 10 giorni di reclusione con 400 euro di multa, la truffatrice si è vista condannare al pagamento delle spese processuali e della somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende.
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