L'intervista all'assessore
Giuseppe Guida è professore di Urbanistica al Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Scrive, in qualità di esperto su La Repubblica Napoli ed è autore di più di cento pubblicazioni scientifiche sui temi della progettazione urbana e urbanistica.
Professore iniziamo dal piano di riqualificazione del Savorito. L’appalto è stato affidato. Quanto manca all’inizio dei lavori?
«La nuova amministrazione ha cominciato a lavorare subito per definire la complessa questione ereditata relativamente al quartiere Savorito. I quartieri pubblici, come per Napoli e le altre grandi città italiane, sono una priorità e nessuno resterà indietro e tra gli ultimi. L’appalto per il Savorito è stato aggiudicato e attualmente sono in corso le verifiche sui requisiti degli operatori economici affidatari, dopodiché si potrà procedere alla stipula del contratto e avvio lavori. Presumibilmente entro ottobre si potrebbe iniziare il cantiere».
È stato stabilito il piano dei trasferimenti delle famiglie durante l’esecuzione dei lavori? Se sì, cosa prevede?
«Sono state chieste agli operatori che hanno partecipato alla gara migliorie che contemplano proprio soluzioni che prevedono precisamente: la realizzazione di alcuni edifici, poi lo spostamento delle famiglie nei nuovi edifici e poi la demolizione dei vecchi edifici, e così via. Quindi non si prevede nessun trasferimento temporaneo dei nuclei familiari aventi diritto all’abitazione».
Il progetto è stato al centro di numerose polemiche che hanno riguardato soprattutto l’ incertezza finanziaria per la realizzazione del secondo e terzo lotto del piano. C’è un piano per intercettare i fondi, come vi muoverete?
«Il secondo e terzo lotto attualmente non sono finanziati. Il secondo lotto dovrebbe prevedere un mix di funzioni a carattere pubblico (area mercatale, caserma forze dell’ordine, etc) da realizzare mediante project financing. Il terzo lotto prevede la realizzazione di edilizia residenziale pubblica mediante stipula convenzione con ACER. Ne approfitto per dire che la rigenerazione urbana, così come la intende questa amministrazione, è un processo cruciale per la città, a carattere eminentemente pubblico e che si fa con i cittadini, in una logica inclusiva e di co-progettazione».
Passiamo al centro storico. La giunta ha approvato il progetto definitivo per la riqualificazione. Cosa prevede in sintesi il piano?
«Si tratta di un progetto di riqualificazione dell’area del cuore storico della città, in particolare i lavori riguarderanno la pavimentazione, l’illuminazione e altri aspetti con la qualità dello spazio pubblico. I lavori partiranno ad inizio 2025, quindi tra pochi mesi. A parte questo progetto, che rappresenta un inizio, per il centro storico è necessaria a medio termine una più ampia operazione di rivitalizzazione e rilancio identitario. Una cosa a cui questa giunta già sta lavorando. Tra altro, aggiungo, la giunta ha al suo interno un mix di competenze che la rendono particolarmente adeguata e all’altezza di questo ampio processo di rigenerazione e rivitalizzazione sul modello delle altre grandi città italiane ed europee».
Quanto all’abbattimento dei ruderi del terremoto sará necessaria l’approvazione del nuovo Puc, siete già al lavoro, quali saranno le linee guida?
«Preliminare a qualsiasi operazione urbanistica ed edilizia complessa è proprio la necessità di approvare il nuovo PUC. Avere uno strumento di pianificazione aggiornato ed efficace è una priorità per questa amministrazione. Il PUC adottato è uno strumento che viene da anni di lavoro che devono trovare la loro conclusione con l’approvazione definitiva. Stiamo lavorando per superare alcune criticità burocratiche e procedurali, che contiamo di risolvere in pochi mesi. A parte il PUC, l’idea è quella di far diventare Castellammare un grande laboratorio di progettazione urbana, coinvolgendo le associazioni, le università e i giovani professionisti locali, per disegnare visioni di futuro, di nuovi spazi pubblici e nuove attrezzature. E, direi, il lungomare restituito può essere visto come il primo frammento di questa strategia urbanistica».
Passiamo invece al rione Cmi. I residenti chiedono un intervento di rigenerazione del quartiere. Il suo progetto del 2007, oggi è applicabile? Come interverrete sul rione?
«Il rione CMI una volta era un quartiere di margine, oggi è e deve diventare sempre più una nuova centralità urbana, con abitazioni adeguate ai tempi e nuove attrezzature e servizi pubblici. Bisogna rilanciare il rapporto con il resto della città e la connessione con il porto di Marina di Stabia, che oggi gli volta le spalle. Il progetto con il quale abbiamo vinto il concorso per la rigenerazione eco-sostenibile del CMI guardava proprio a questo aspetto urbano. L’idea, tra l’altro, era quella di rigenerare gli edifici da un punto di vista funzionale, estetico ed energetico, con tecniche e tecnologie ancora attuali. Un progetto che contiamo di riprendere al più presto in collaborazione con l’ACER». @riproduzione riservata