#TORREANNUNZIATA Le strategie politiche e le scelte per la nascita del nuovo esecutivo
La mediazione del segretario metropolitano è fallita miseramente, quella del commissario regionale altrettanto: tra il sindaco Corrado Cuccurullo e il Partito Democratico di Torre Annunziata le crepe sono diventate abissi profondi dentro i quali rischia di avvitarsi l’amministrazione di Palazzo Criscuolo prima ancora di partire. La giunta che sarà nominata oggi a mezzogiorno (a meno di clamorosi colpi di scena) sarà un esecutivo senza il sostegno del Pd torrese in aperta polemica con la fascia tricolore che in un primo tempo aveva accettato i nomi suggeriti dal partito ma che poi, dopo essersi confrontato con i suoi consiglieri (Pierpaolo Telese e Davide Alfieri su tutti), ha scelto di porre i suoi veti in maniera perentoria. «Passi il nome dell’avvocatessa Nappo suggerita dal consigliere più votato del Pd, ma non nominerò mai come vicesindaco Luigi Monaco», avrebbe detto Cuccurullo alla delegazione democrat. In realtà non c’è una motivazione ufficiale, o almeno non è stata data, il sindaco si è limitato a riferire al segretario metropolitano, Peppe Annunziata, e al commissario regionale, Antonio Misiani, che l’ex sindaco sarebbe stato «incompatibile con il suo programma politico-amministrativo». La verità è che dietro c’è una questione politica chiara e lampante. Luigi Monaco, attualmente componente della segreteria regionale con delega alla legalità, ex primo cittadino di Torre Annunziata dal 2005 al 2007, sfiduciato da un centro di potere evidentemente insofferente per le sue strategie amministrative negli anni duri della faida di camorra che insanguinava le strade della città, era una nomina chiaramente indigesta ai consiglieri politici del primo cittadino, che puntano invece ad avere mani libere in un esecutivo di neofiti, sindaco compreso. E siccome il parere dei consiglieri politici hanno un peso determinante nelle scelte di Cuccurullo, come si è visto in campagna elettorale, nell’elezione del presidente del consiglio comunale e nella composizione dello staff alle dipendenze della fascia tricolore, era inevitabile che arrivasse il veto sulla proposta avanzata, e momentaneamente accolta, venerdì mattina. La replica del Pd locale al rifiuto del sindaco è stata affidata ai mediatori che hanno fallito la missione durante una call infuocata svoltasi ieri in serata: «Il sindaco faccia pure le sue scelte, noi a questo punto non avanziamo alcuna candidatura e siamo pronti ad andare anche all’opposizione». Ovviamente è la posizione di tre dei quattro consiglieri eletti nelle fila del Partito Democratico, di Antonietta Colletto, di Nella Monaco e di Fabio Giorgio. Gaetano Ruggiero, invece, potrebbe rimanere fedele al sindaco Corrado Cuccurullo se quest’ultimo dovesse comunque nominare in giunta l’avvocatessa proposta, anche se a questo punto senza il benestare della sezione cittadina del partito. In ogni caso, la bufera non si esaurisce qui. Dopo la decisione del Pd torrese di non avanzare candidature, i vertici sovracomunali hanno deciso comunque di andare avanti nelle trattative con il primo cittadino, piegandosi ai veti politici e accettando di cambiare proposta. Una scelta che ha ulteriormente esasperato gli animi in quella che è un’amministrazione già spaccata su più fronti. Il nome nuovo del Pd, senza l’avallo locale, più che suggerito viene stato scelto di comune accordo: il vicesindaco di Torre Annunziata sarà Tania Sorrentino, la vedova di Maurizio Cerrato, il custode degli Scavi di Pompei ucciso con una coltellata al petto in un garage privato al culmine di una lite per un posto auto nell’aprile di tre anni fa. Un nome gradito al sindaco Corrado Cuccurullo, ma molto di più al suo mentore Pierpaolo Telese, volto storico del Pd torrese, nonostante qualche cambio di casacca, impegnato in una battaglia che ha il sapore della resa dei conti. Pierpaolo Telese aveva voluto la candidatura di Tania Sorrentino come capolista del Partito Democratico alle ultime amministrative e nonostante sia arrivata sesta nella corsa ai voti per l’accesso al consiglio comunale ottiene adesso la sua nomina a numero due dell’esecutivo. Il risultato è che la frattura all’interno del Pd e tra i dem e il sindaco è diventata praticamente insanabile e tre consiglieri su quattro potrebbero passare all’opposizione, o nel migliore dei casi garantire solo l’appoggio esterno, valutando atto dopo atto. Una scelta che evidentemente non coglie impreparato il sindaco che sotto sotto ha abbracciato il Pd soltanto per dare una connotazione politica alla sua coalizione di civiche ad personam e che fin dal giorno dello spoglio ha tenuto aperti i canali con alcuni consiglieri dell’opposizione. È lì che avrebbe già opzionato i tre voti che di volta in volta potranno servirgli per sostituire quelli dei consiglieri del Pd.