C’era da aspettarselo e le previsioni sono state, purtroppo, rispettate. A due mesi esatti dalle elezioni amministrative a Castellammare che hanno dato la vittoria alla larga coalizione che supporta...
C’era da aspettarselo e le previsioni sono state, purtroppo, rispettate. A due mesi esatti dalle elezioni amministrative a Castellammare che hanno dato la vittoria alla larga coalizione che supportava il neo sindaco Luigi Vicinanza, la maggioranza non è ancora riuscita ad esprimere un presidente del consiglio comunale.Troppe le lacerazioni interne, i personalismi e le pretese in un “campo largo” che non riesce nemmeno a coalizzarsi attorno ad un tema trasversale come l’autonomia differenziata, la legge “spacca Italia” che, almeno a livello nazionale, ha unito tutte le anime d’opposizione al governo Meloni. Non un bell’inizio per il nuovo governo cittadino arrivato dopo ben quattro scioglimenti consecutivi. Una delle sfide del neo sindaco sarebbe dovuta essere il governare “la città ingovernabile” e ad oggi, sembra quasi un’utopia raggiungere l’obiettivo. Il discorso sull’elezione del presidente del consiglio verrà ripreso a settembre con i partiti e le civiche che avranno un altro mese di tempo per provare a trovare una quadra attorno ad un nome. Ma ad oggi le lacerazioni interne alla maggioranza appaiono insuperabili. Ed anche questo, purtroppo, era più che prevedibile. Il centrosinistra stabiese ha iniziato a “litigare” dall’estate scorsa quando iniziarono i primi tavoli tra le forze politiche per fare una sintesi attorno ad un nome e ad un programma unitario da presentare alla città. Circa dieci mesi di trattative tra tira e molla, fughe in avanti e veti reciproci, finchè il Pd di Napoli ha “caldeggiato” la candidatura di Vicinanza alle anime progressiste della città che alla fine sono riuscite a coalizzarsi creando una coalizione da ben 14 liste, quasi un record. Passata la campagna elettorale e i festeggiamenti per la vittoria schiacciante sul centrodestra, sono iniziati di nuovo i problemi. Altri 40 giorni di attesa per la nomina della giunta che sarebbe dovuta essere di connotazione politica. Ma alla fine Vicinanza, dopo diverse consultazioni andate praticamente a vuoto, decise di nominare la propria giunta creando i primi mal di pancia in maggioranza. Ai ruoli istituzionali all’appello manca appunto il presidente dell’assise cittadina che deve essere eletto dal consiglio comunale. I candidati alla seconda carica comunale sono attualmente sette: Roberto Elefante del Pd, Vincenzo Ungaro di Azione, Nino Di Maio della lista “Noi per Stabia”, Maurizio Apuzzo della lista “Base Popolare Democratici e Progressisti”, Ciro Cascone della lista “La nostra Castellammare”, Rachele Iovino della lista “Futuro Democratico e Riformista”, e il candidato sindaco sconfitto del centrodestra, Mario D’Apuzzo. Ieri l’ennesimo episodio di un’agonia che si è consumato con l’ennesimo rinvio dell’elezione del presidente. Alla prima convocazione, prevista per le 10, la maggioranza diserta la seduta per guadagnare, non si è capito con quale logica, ancora un’ora di tempo dopo quasi 60 giorni di trattative. In aula si presenta la minoranza, i tre consiglieri di “Futuro Democratico e Progressista”, Ciro Cascone e Gennaro Oscurato. Lascia l’aula anche il consigliere più anziano, Roberto Elefante, e così tocca fare l’appello a Rachele Iovino. Non c’è il numero legale e si sospende la seduta. Alle 11 si riprende: tutti presenti. Nell’aula consiliare che nel frattempo si era riempita, si è cominciato a respirare aria di fiducia. Ci sono i più giovani che sorridono quasi per dire “forse hanno trovato la quadra”, mentre i più anziani scuotono la testa perchè, in fondo avevano già capito. In questi casi l’esperienza ti aiuta e infatti prende la parola Domenico Cioffi della lista “Per la città, Vicinanza Sindaco” che chiede l’inversione dell’ordine del giorno facendo slittare all’ultimo punto l’elezione del presidente del consiglio. Si procede alla discussione su una variazione di bilancio sino alle 14, con l’ennesima sospensione delll’assise. I lavori riprendono dopo quasi due ore e mezza, nonostante i quaranta minuti di pausa. Peccato che in aula la minoranza non si presenta, ad eccezione di Pasquale D’Apice, e in maggioranza disertano i tre di “Futuro Democratico e riformista”-Iovino, Cuomo e D’Angelo- più Cascone e Oscurato. Ennesima sospensione di quindici minuti. Si riprende sempre in assenza della minoranza, ad eccezione di D’Apice, e con la maggioranza al completo. All’apertura della quarta seduta giornaliera prende la parola il consigliere di maggioranza Giovanni Nastelli della lista “Uniti per Stabia” che chiede il definitivo rinvio dell’elezione del presidente del consiglio. Ma le “mazzate” tra alleati non sono finite qui. Gianni Tuberosa del Pd ha proposto al consiglio comunale la firma di una mozione contro l’autonomia differenziata che i dem stanno facendo sottoscrivere in tutta Italia. Ma Nino Di Maio si oppone radicalmente dicendo che “Il Pd non deve dare lezioni” e che “avrebbe firmato il documento solo se prodotto insieme a tutta la maggioranza”.