Scandalo luminarie a Torre del Greco: colpo di spugna dopo 10 anni
Torre del Greco. «Se pure fossero ravvisabili reati nelle condotte degli indagati, non ci sarebbero i tempi tecnici per chiudere i tre gradi di un processo». A 10 anni dallo scoppio dello scandalo giudiziario per le luminarie natalizie all’ombra del Vesuvio la procura di Torre Annunziata getta la spugna, chiedendo e ottenendo il proscioglimento per prescrizione per l’ex assessore ai lavori pubblici Luigi Mele – oggi seduto tra i banchi dell’opposizione di palazzo Baronale – e per i colletti bianchi del Comune indagati a vario titolo di turbativa d’asta, falso ideologico e concussione.
Il rischio esilio
Accuse pesanti come macigni – a febbraio del 2019 il pm Rosa Annunziata, iniziale titolare del fascicolo, arrivò a chiedere il divieto di dimora a Torre del Greco per l’esponente della giunta guidata dal sindaco Ciro Borriello – eppure «dimenticate» per anni, fino al maggio dello scorso anno. Quando il pubblico ministero Giuliana Moccia presentò al gip Mariaconcetta Criscuolo la richiesta di archiviazione del procedimento giudiziario: «La prescrizione è a un passo: non ci sono i tempi tecnici per il processo», la sostanziale motivazione alla base del colpo di spugna. Una richiesta accolta nelle scorse settimane, con buona pace dei (presunti) reati. Insieme al politico di centrodestra sono stati così salvati dalla prescrizione l’ingegnere Mario Pontillo – all’epoca dirigente del settore servizi tecnologici del Comune – l’architetto Maria Sollo (responsabile unico del procedimento) e tutti gli imprenditori travolti dall’inchiesta relativa ai fatti del 2015 e del 2016.
La bufera sul Comune
La vicenda ruotava, appunto, intorno alle due gare d’appalto promosse alla vigilia del Natale per «accendere» Torre del Greco durante le feste. Secondo il teorema accusatorio costruito dal pm Rosa Annunziata, l’ex assessore ai lavori pubblici Luigi Mele sarebbe stato l’istigatore dell’ingegnere Mario Pontillo nella turbativa d’asta legata al bando da 40.000 € per le luminarie. Durante i 10 anni trascorsi dall’apertura del procedimento a oggi, in procura sono stati ascoltati diversi protagonisti della vicenda a partire proprio da Luigi Mele – assistito dall’avvocato Giancarlo Panariello – per finire ai funzionari comunali e agli imprenditori Ciro Savio e Luigi Cacace. Otto in tutto le contestazioni avanzate dal magistrato a capo dell’inchiesta, dopo le sommarie informazioni testimoniali raccolte dalla polizia giudiziaria dai titolari delle ditte «indicate» da Luigi Mele. Otto capi d’accusa poi finiti nel dimenticatoio per 10 anni, fino alla prescrizione delle ipotesi di reato.
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