“Gli eventi di relativamente forte intensità come quello avvenuto ieri sera sono molto rari e, probabilmente sono legati alla parziale e locale riattivazione di faglie che interessano il basamento dell’edificio vulcanico. Lo spiega in una nota l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). “Il Vesuvio – si legge – è un vulcano attivo e, come tutti i vulcani attivi, ha la sua sismicità caratteristica, connessa con la normale evoluzione del vulcano in un periodo di quiescenza come quello attuale. La sismicità del Vesuvio è totalmente indipendente da quella in atto ai Campi Flegrei, che è legata ad una dinamica differente. Al Vesuvio attualmente si registrano centinaia di eventi sismici, generalmente di magnitudo molto bassa e non avvertiti dalla popolazione, a cui periodicamente si intercalano eventi di energia maggiore, come quello che si è verificato nel mese di marzo dello scorso anno, che ha raggiunto la magnitudo di 2.8. Eventi sismici come quello verificatosi nella serata dell’11 marzo 2024, sono molto più rari e rappresentano in genere casi isolati che, a differenza di quelli più comuni, possono verificarsi al di fuori dell’asse craterico e a profondità maggiori, probabilmente correlati alla parziale e locale riattivazione di faglie che interessano il basamento dell’edificio vulcanico”. Il terremoto più forte registrato in area vesuviana, dal 1944 ad oggi, è quello occorso nel 1999, che fu di magnitudo 3.6. In quanto eventi isolati, questi terremoti non danno particolari informazioni sull’attività del vulcano ma, naturalmente, tutti i sistemi di sorveglianza dell’INGV, che monitorano tutti i parametri fisici e chimici che caratterizzano il Vesuvio, sono costantemente attivi per evidenziare tempestivamente qualsiasi variazione che possa dare indicazioni sullo stato del sistema vulcanico. “Ad oggi – conclude INGV – la rete multiparametrica di monitoraggio del Vesuvio dell’INGV Osservatorio Vesuviano non ha registrato anomalie riconducibili a variazioni nello stato dinamico del vulcano e pertanto il livello di allerta vigente è verde.
Il sisma di lunedì. La scossa di terremoto che è stata avvertita lunedì, precisamente alle 19,08 ha ovviamente scatenato la paura della popolazione che l’ha sentita molto chiaramente. A Napoli, soprattutto nella zona orientale e in diversi comuni del Vesuviano, decine di persone sono anche scese in strada per la preoccupazione che le scosse potessero continuare. Sono stati anche fatti una serie di sopralluoghi, soprattutto nei quartieri più vecchi e dove vi sono case diroccate per verificare che non vi fossero stati danni. Ma la preoccupazione, da sempre, che queste scosse che si verificano con epicentro Vesuvio possano essere in minima parte collegate ai movimenti del magma di un vulcano comunque attivo, resta fortissima nella popolazione. Ed è anche per questo che, anche ieri come nelle altre situazioni, i vulcanologi hanno voluto tranquillizzare la popolazione specificando che il Vesuvio è uno dei sistemi più monitorato e sicuro. Circa una quindicina d’anni fa, infatti, vi furono una serie di scosse e uno sciame sismico importante che fecero preoccupare anche gli esperti. Ma, anche in quel caso, i movimenti tellurici non hanno mai prodotto alcun tipo di conseguenza dal punto di vista vulcanico.
Piani di evacuazione. Resta, però, nella gestione delle politiche di protezione civile un nodo fondamentale per tutta l’area vesuviana, in particolar modo per la zona rossa che è quella più densamente urbanizzata e che si trova proprio al confine con il vulcano stesso. Le amministrazioni comunali, nel corso degli anni, avrebbero dovuto prevedere una serie di aggiornamenti dei piani di evacuazione. Sistemi di attenzione che, speriamo mai, dovrebbero servire qualora venisse lanciato un allarme di tipo vulcanico. Non tutti i Comuni, però, hanno fatto dei passi in avanti nella regolarizzazione dei piani che, spesso, sono rimasti quelli di venti anni fa. All’epoca, poi, venne studiato e messo su carta anche una sorta di pianificazione dei gemellaggi per il quale ogni città della zona rossa avrebbe avuto una regione di riferimento nella quale trasferire parte della popolazione cosiddetta debole: anziani, bambini e mamme. Nella logica di questi piani, infatti, così come è sempre accaduto anche quando il Vesuvio era un vulcano attivo ed eruttava con periodica frequenza, gli uomini non avrebbero mai dovuto abbandonare le città ovviamente ad eccezione di quelle colpite dalla lava. Ad oggi, però, questo sistema di aggiornamento è come inceppato e non si riesce ad andare avanti così come non si riesce a programmare una sostanziale diminuzione della densità abitativa in un’area troppo congestionata da persone, case e auto per poter essere sicura.
I Campi Flegrei. L’attenzione, soprattutto negli ultimi mesi è tutta concentrata sulla vicenda dei Campi Flegrei: nell’area puteolana, infatti, il fenomeno del bradisismo sta lentamente e ormai da anni, determinando un rialzamento della superfice terrestre con terremoti continui e quotidiani che mettono in allarme la popolazione. Recentemente il Governo è intervenuto con un decreto per cercare di programmare e gestire le emergenze anche alla luce di una serie di rivelazioni scientifiche che ne hanno dichiarato la forte pericolosità. Ma anche in quel caso, l’unica strada che sarebbe quella dello svuotamento urbano, non riesce ad essere perseguita.