Si chiama Emmanuele Cuomo, in arte Manufood. E’ un ragazzo di Castellammare di Stabia che ha «bucato» la rete con il suo format #FornellinoOnTheRoad, riscuotendo un massiccio seguito di follower. E’ lui il primo ospite del programma radiofonico «M360» ideato dai giovani di Metropolis Young e durante la sua visita in redazione ci ha aperto le porte del suo mondo, ci ha raccontato la sua passione, ovvero la cucina, e ci ha parlato della sua intuizione che l’ha reso famoso ma che non ha mai intaccato il suo modo di essere: umile e disponibile, sempre attento alle esigenze degli altri. Emmanuele è brillante e ambizioso, ha cambiato più di un lavoro per sbarcare il lunario, poi è arrivare nel mondo della cucina ed è stata una folgorazione, diventando ciò che più di ogni altra cosa lo ha affascinato e appassionato. «Dieci anni fa lavoravo come meccanico poi l’azienda fallì e allora mi sono avvicinato al mondo della cucina. Ho dovuto fare delle scelte radicali rispetto alle mie aspettative e alla fine ho seguito il cuore, quell’esigenza di dover cucinare. Prima a casa, poi in strada. E allora ho iniziato a registrare dei video: uno, due, dieci, man mano è arrivata la popolarità e da lì tutto è decollato». Un’ascesa che non è stata tutta rosa e fiori, a un certo punto del percorso ha dovuto rallentare per vari problemi ma la passione è sempre rimasta viva, gli ha consentito di coltivare la passione nonostante le avversità, un piccolo esempio per chi oggi lo guarda, lo segue e lo imita. «#FornellinoOnTheRoad oggi è un format di successo nato per valorizzare la nostra terra». Emmanuele unisce la cucina ai prodotti del territorio e alle bellezze che viviamo. Porta il suo fornellino nelle piazze, vicino al mare, nei vicoletti. Il resto è profumi, bontà e magia. La particolarità della sua idea sta nel fatto che tutto è spontaneo. Nessun copione, nessun paletto, il format si nutre della grande capacità di Emmanuele di saper coinvolgere le persone che gli girano accanto. Non cucina ricette sofisticate, sono piatti semplici da replicare. «Non sono mai stato spinto dalla voglia di collezionare visualizzazioni né dal sogno di diventare influencer. Ho iniziato senza l’angoscia di dover guadagnare come fanno tanti altri ma mi ha sempre spinto la voglia di crescere e di migliorare. Per questo non mi sono demoralizzato quando i miei primi video non riscuotevano consensi. Secondo me se non hai una fiamma dentro prima o poi sei destinato a fermarti e ad alzare bandiera bianca». Emmanuele spiega dunque che deve esserci quella forza di volontà che serve a sostenere i sacrifici, serve più di tutto la costanza per arrivare a determinati livelli. Non deve essere incentrato sul «quanto guadagni?» ma su «quale percorso hai fatto per arrivare fin qui?». Lui stesso ha dovuto affrontare un percorso formativo che continua ancora oggi, ed è per questo che gli piace definirsi chef. «Non lo sento un termine che mi appartiene per il semplice fatto che dietro alla figura dello chef ci sono tanti tanti anni di studio e un percorso formativo che io a mio modo sto ancora facendo, in più io ho rispetto verso tutti i ruoli. Da queste persone posso solo imparare. Ho avuto l’onore di rapportarmi a chef come Antonio Sorrentino che hanno alle spalle 40 anni di carriera. Mi hanno dato quest’opportunità sicuramente perchè so quello che faccio ma soprattutto per la persona che sono e per l’umiltà che io ho. Con l’umiltà e con l’essere se stessi, anche di fronte ad una telecamera, si aprono le porte mentre con la presunzione anche se sei bravo non vai da nessuna parte». Il foodblogger nel 2020 ha anche pubblicato un libro «La cucina, il volume del cuore» per dare speranza ai ragazzi che come lui vivono i vicoli del centro antico. Strade strette, buie, impervie, dove però il sole arriva se sei in grado di vederlo. Per questo ha donato l’intero ricavato delle vendite del libro alla scuola Alfredo Panzini di Castellammare di Stabia, la sua vecchia scuola. In serbo ci sono tanti progetti futuri, «qualcuno magari sfumerà, altri invece no, l’importante è avere la costanza e la voglia di realizzarli. Non solo per se stessi». Dal ricavato di molte sue iniziative nasce anche il progetto «La cucina del cuore» all’interno della scuola che punta a trasmettere passione e amore ai ragazzi che vogliono cimentarsi con il mondo della cucina e del cibo. «Per restare nel cuore della gente mi sono prefissato un obiettivo: fare qualcosa di bello senza perdermi in frivolezze. Il mio obiettivo più grande è quello di portare questo format in televisione ma sempre con passione e impegno senza vivere la vita con angoscia e con rabbia che sono madri dell’imbarbarimento. Nel mio periodo più buio mi sono attaccato ad un gancio: la fede. E sono dell’opinione che se hai fede superi tutto». Emmanuele prova sempre a lanciare un messaggio positivo ai giovani. «Chi in qualche modo diventa popolare ha una grossa responsabilità, non può prendere tutto alla leggera perchè un messaggio lanciato male può incentivare i ragazzi a fare cose che non devono fare. Io vorrei dire ai giovani di non avere la fretta di arrivare subito, di apprezzare un percorso di sacrificio e di piccoli passi, ma li esorto a spingere ancora più forte nei momenti in cui sembra andare tutto male. La cosa più importante è capire cosa vogliamo fare e fare di tutto per farlo accadere senza fretta ma con costanza». Nell’era social è facile perdersi dietro cattivi esempi. C’è chi emerge a discapito di ideali e di persone, chi li usa in maniera intelligente. Come Emmanuele, per esempio.
CRONACA
8 marzo 2024
Il format del giovane chef stabiese diventato popolare sui social
Emmanuele Cuomo, in arte “Manufood”: il fornello itinerante che profuma di sogni
«Ai ragazzi dico di non mollare mai: credete nei vostri sogni»