#TORREANNUNZIATA Il delitto a settembre del 2021 sul sagrato della chiesa di Sant'Alfonso de Liguori
Fu ucciso sul sagrato della chiesa di Sant’Alfonso de Liguori, in pieno giorno, dopo la messa della domenica e davanti agli occhi di tanti fedeli e quelli del figlio che si trovava a pochi metri da lui. Una raffica di piombo che non lasciò scampo al giovane Francesco Immobile, 35 anni, giustiziato dai suoi sicari il 12 settembre del 2021. Francesco Immobile era il nipote del killer pentito Michele Palumbo, legato ai Gionta, e sposato con la nipote di Francesco Gallo detto ‘o pisiello’, boss rivale del rione Penniniello. Per l’omicidio del 35enne stanno affrontando il processo in Corte d’Assise due giovani: il 20enne Pietro Pallonetto e Gaetano Izzo, 24enne arrestato dopo un periodo di latitanza in Germania. Nel commando anche un minorenne, Alfredo L. Ieri durante l’udienza i pubblici ministeri Sincero e De Renzis hanno chiesto, sulla base di una serie di prove schiaccianti ed inequivocabili l’ergastolo per i killer. Il dna nel casco, un tatuaggio e le immagini che hanno supportato l’attività investigativa hanno aiutato i pubblici ministeri a costruire un castello accusatorio che è stato presentato durante la discussione in aula del tribunale napoletano. Il pm ha infatti messo insieme una serie di prove raccolte partendo dal Dna che è stato ritrovato all’interno del casco che indossava uno dei componenti del commando, il minore. Il Dna è lo stesso di quel ragazzino: fu ritrovato durante la perquisizione domiciliare nell’appartamento del minorenne qualche giorno dopo l’omicidio di Immobile. Il casco era lo stesso che indossava uno dei killer e ripreso dalle immagini della videosorveglianza cittadina. Quando gli agenti lo ritrovarono nell’appartamento lo sequestrarono e da lì la ricostruzione del delitto. Tra le prove poi anche i segni disegnati sulla pelle di Pallonetto e di Izzo. Per quest’ultimo un tatoo che la stessa dottoressa Sincero ha definito «pittoreschi». quel tatuaggio infatti non è passato per nulla inosservato agli investigatori: si tratta del disegno della Basilica della Madonna della Neve, la basilica dov’è custodito il quadro della Vergine bruna, la Madonna della Neve. Il disegno diventa la prova regina nonostante Izzo fosse completamente coperto in volto. Ma ancora: il tatoo legato al culto che da sempre lega tutti i cittadini di Torre Annunziata. Quel tatuaggio diventa così un elemento che si aggiunge a quello delle scarpe di marca che vengono trovate a casa dell’altro componente del commando, Pallonetto. In aula il pm ricostruisce poi anche quanto emerge dalle perquisizioni di altri affiliati, la scatola di quelle scarpe infatti indossate da Pallonetto viene ritrovata a casa di una delle vedette utilizzate nell’omicidio. Alla fine della discussione, dopo circa tre ore di ricostruzione dei fatti i pm hanno chiesto l’ergastolo per i killer, decisione che sarà ora presa nei prossimi giorni nella sentenza che sarà emessa dai componenti del collegio giudicante. L’omicidio di Immobile maturò nella guerra tra il Quarto Sistema e i Gallo, una faida partita qualche anno fa. Immobile fu arrestato per spacci di droga ed era vicino al clan dei Gallo Cavalieri e genero di Nicola Malvone, finito nella maxi retata Mano- nera, la mega inchiesta che qualche anno fa ha azzerato la cosca. Un agguato di chiaro stampo camorristico messo a se- gno pochi minuti dopo la celebrazione della messa della domenica, davanti a decine di persone. Secondo gli inquirenti il delitto fu la risposta all’agguato nei confronti di Michele Guarro, uomo del clan Gionta noto col soprannome di ‘batti le manine. Immobile secondo gli investigatori era uno di quelli che si era avvicinato ai vertici della cosca del Penniniello, l’anello più debole che gli avversari hanno deciso di colpire e uccidere. E lo fecero scegliendo un luogo simbolico, dando un segnale alla città, per dimostrare come la camorra non fa sconti a nessuno.