Chi doveva incontrare Alfonso Fontana a Torre Annunziata? La persona che gli aveva dato un appuntamento era d’accordo con i killer che l’hanno freddato? Sono queste le domande a cui la Procura Ant...
Chi doveva incontrare Alfonso Fontana a Torre Annunziata? La persona che gli aveva dato un appuntamento era d’accordo con i killer che l’hanno freddato? Sono queste le domande a cui la Procura Antimafia sta provando a dare una risposta in queste ore, per chiudere il cerchio sulla fase organizzativa del delitto del venticinquenne di Castellammare di Stabia, avvenuto lo scorso 7 febbraio in corso Umberto I a Torre Annunziata. La tesi degli investigatori è che i killer non abbiano seguito Fontana, ma evidentemente sapessero dove si sarebbe diretto quella sera. Una tesi che confermerebbe il sospetto di una trappola paventata fin dagli istanti successivi al delitto. Ma chi avrebbe attirato il venticinquenne stabiese a Torre Annunziata? Rispetto a questa domanda, le ipotesi sono diverse e tutte vagliate con attenzione dai carabinieri che stanno lavorando senza sosta per assicurare i responsabili alla giustizia. Non si esclude, ad esempio, che Fontana potesse essere stato minacciato e si fosse rivolto ad alcune persone di Torre Annunziata per togliersi dalle calcagna chi voleva ammazzarlo. Senza immaginare – anche perché arrivato disarmato a poche decine di metri dal Tribunale – che altri potessero essere stati avvertiti dell’appuntamento a Torre Annunziata. O ancora, e questa è un’altra ipotesi, uno dei complici del presunto furto messo a segno in un appartamento del rione Petraro – che sarebbe il possibile movente del delitto – era di Torre Annunziata e quindi Fontana doveva incontrarlo, forse proprio per discutere della questione. Senza sapere che all’appuntamento sarebbero arrivati anche i killer in sella a uno scooter. Approfondimenti investigativi necessari per individuare tutte le persone che hanno avuto un ruolo nel massacro del venticinquenne e quindi anche l’eventuale presenza di un basista. Le forze dell’ordine dopo l’arresto di Catello Martino, 52enne del rione Savorito, fermato con l’accusa di essere l’esecutore materiale del delitto, stanno dando ancora la caccia al suo presunto complice. E i sospetti anche in questo caso ricadono su pregiudicati della periferia di Castellammare di Stabia. Alcuni elementi utili al lavoro degli investigatori sono stati ricavati anche dal cellulare della vittima, attraverso messaggi delle chat e la cronologia delle chiamate dei giorni precedenti al delitto. Tutto materiale da riscontrare attraverso perquisizioni e ascoltando chiunque possa fornire informazioni sull’omicidio del venticinquenne stabiese. Un lavoro che spinge gli investigatori a puntare dritti sulla pista della vendetta consumata a seguito di un furto messo a segno nell’appartamento di un parente di Catello Martino, il 52enne fermato nella serata di martedì scorso, appena ha rimesso piede nel suo appartamento del rione Savorito, dopo giorni in cui risultava irreperibile. Martino, conosciuto come ‘o puparuolo, è considerato dagli investigatori un uomo degli Imparato, il clan che da decenni gestisce l’affare del traffico di stupefacenti alla periferia di Castellammare, ed in passato era impegnato nell’organizzazione dei turni di pusher e vedette della piazza di spaccio del Savorito. E potrebbe non essere stato l’unico uomo del gruppo criminale ad avere avuto un ruolo nell’omicidio di Alfonso Fontana.