Il clan Gallo-Limelli-Vangone aveva messo le mani sullo spaccio del Piano Napoli e aveva tentato di estendere la sua influenza anche a Boscoreale centro. È quanto emerge dalle indagini condotte dai c...
Il clan Gallo-Limelli-Vangone aveva messo le mani sullo spaccio del Piano Napoli e aveva tentato di estendere la sua influenza anche a Boscoreale centro. È quanto emerge dalle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Boscoreale, agli ordini del comandate Massimo Serra, che nei giorni scorsi hanno eseguito un’ordinanza di custodia in carcere nei confronti di sei persone (assieme ad altri 12 indagati) ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione armata tentato omicidio, violenza privata, detenzione e porto illegali di armi. Un’operazione che ha smascherato intrighi e strategie per il comando, dinamiche camorristiche tra stese e raid incendiari. A finire dietro le sbarre sono i capi dell’organizzazione che gestiva lo spaccio di droga, i gregari e infine i rivali, responsabili dell’escalation di terrore e violenza. Antonio De Maria (35 anni), Francesco Perrella (35 anni), Ciro Manzo (44 anni) e Giuseppe Polise (62 anni). Domenico Galletti (40 anni), spalleggiato da Luigi Di Napoli (44 anni), elemento di spicco del clan “Gallo-Limelli-Vangone”. Clan che, in una prima fase sosteneva De Maria, per poi voltargli le spalle allorquando Galletti e Di Napoli decidono di mettere in discussione la sua leadership. Una guerra che con il passare dei mesi si fa sempre più violenta, fino ad arrivare al tentato omicidio di Crescentini per mano dello stesso Galletti. Di Napoli era già in carcere quando ha ricevuto l’ennesima ordinanza cautelare. Il 44enne, infatti, era uno dei quattro uomini responsabili del raid armato alle pescherie dei fratelli Morione l’antivigilia di Natale del 2021, che si concluse con la morte di Antonio. Il gruppo capeggiato da De Maria, che nel periodo delle indagini si trovava agli arresti domiciliari ma continuava a impartire ordini, poteva contare sull’appoggio incondizionato dei vertici del clan “Gallo-Limelli-Vangone”. Al punto da mettere in piedi un’organizzazione composta da circa dodici persone (uomini, donne minori), ognuna delle quali con compiti e ruoli precisi: c’era persino chi si occupava di far parcheggiare i clienti nelle zone preposte. Un ingranaggio perfetto che riusciva a produrre volumi e guadagni che, secondo gli inquirenti, avevano superato le piazze di Scampia e Secondigliano. La Procura della Repubblica di Torre Annunziata parla di attività di spaccio seriale, organizzato, sistematica, incessante, poliedrica (quanto o tipi di sostanze), inarrestabile (lo spaccio prosegue nonostante le precedenti ordinanze cautelari) e nota a livello regionale (visto che gli acquirenti giungevano dai comuni più disparati, anche fuori provincia). Un volume di affari che avrebbe superato persino la ben nota piazza di spaccio di Scampia e Secondigliano. Poi qualcosa cambia. Il clan di Boscotrecase intuisce che il vento sta cambiando e punta tutto sulla faida scatenata da Galletti e da Di Napoli. Ma non c’è solo il Piano Napoli. I Gallo Limelli Vangone vogliono estendere la loro influenza anche nel centro di Boscoreale. Per farlo, si mettono in affari con il clan Pesacane. Un’alleanza che, tuttavia, dura poco. Entrambi i clan avevano tentato di farsi le scarpe a vicenda per rafforzarsi e prendere il sopravvento.