#CAMORRA #SANTANTONIOABATE La lettera inviata a #Metropolis Il messaggio di Gioacchino Fontanella ai familiari delle vittime di camorra
La notizia del suo pentimento, all’epoca, fece molto scalpore. Gioacchino Fontanella (classe 1967) era infatti considerato un boss sanguinario dell’omonimo clan che nel periodo più cruento della guerra di camorra, a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, insanguinò non solo Sant’Antonio Abate, roccaforte della cosca, ma anche i comuni limitrofi. Molti degli omicidi della faida tra cutoliani e Nuova Famiglia sul territorio tra Castellammare, i monti Lattari e l’agro nocerino furono commessi in prima persona proprio da Gioacchino Fontanella e dal suo gruppo di fuoco. Un vero e proprio regime di terrore, che permise al clan di taglieggiare imprenditori e commercianti, costretti a pagare per sfuggire alla ferocia della camorra. Poi però i blitz, gli arresti, le inchieste e i processi decapitarono il clan, e anche il boss “irriducibile” – arrestato nel 1998 – dopo qualche anno di detenzione, decise di passare a collaborare con la giustizia, nel 2004. Un pentimento mai condiviso con il resto della sua famiglia d’origine, che ne prese le distanze, e che non impedì, comunque, a Gioacchino Fontanella di finire condannato all’ergastolo. Oggi Gioacchino Fontanella ha 66 anni, metà dei quali, circa 32, passati dietro le sbarre di una prigione. Ma grazie al percorso di collaborazione e ai benefici ottenuti, è riuscito a rifarsi una vita “quasi” normale: dopo aver divorziato dalla prima moglie si è risposato, ha due figlie piccole, e insieme alla seconda moglie ha una piccola attività nella località vicina al carcere dove sta scontando l’ergastolo, con il permesso però di lavorare nelle ore diurne. Gioacchino Fontanella ora si sente diverso, «un altro uomo», e tramite il suo avvocato ha voluto far arrivare a Metropolis una lettera indirizzata ai familiari delle sue vittime – tante – alle quali sente di dover chiedere in qualche modo perdono. «Non potendo per ovvi motivi indirizzare a ciascuna delle famiglie vittime delle mie condotte illegali le sincere scuse, mi rivolgo a voi con questo mezzo e con un cuore gravato da un peso che porto da troppo tempo – si legge nel documento – Ritengo che sia giunto il momento di aprire il mio cuore e condividere il profondo pentimento che mi pervade per le vite che ho preso, e per le famiglie che ho sconvolto con i miei gesti.Con il passare degli anni, ho meditato su ogni singolo respiro che ho preso, su ogni passo che ho compiuto. Ho cercato di capire il dolore, la perdita e la sofferenza che ho causato. Da tempo mi sono reso conto, in modo acuto, dell’enormità delle mie azioni e della loro devastante conseguenza.Oggi, in questo momento di riflessione, voglio condividere con voi la trasformazione che ho vissuto. Mi sono dedicato a un cammino di redenzione, cercando di lasciare alle spalle l’ombra di ciò che ero e di diventare una persona migliore.Non ho parole sufficienti per esprimere il mio profondo dolore e il mio più sentito compianto per le vite che ho tolto e per le famiglie che ho segnato indelebilmente. Spero che un giorno possiate trovare in Voi stessi la forza di accogliere questa mia sincerità e apertura di cuore. È un passo per me sinceramente importante e necessario che compio oggi, dopo decenni di sincero pentimento. È un atto di rispetto verso le vittime e le loro famiglie, ma anche un grido di speranza per le nuove generazioni, affinché possano imparare dalla mia tragedia e scegliere un cammino diverso.Con umiltà e con la promessa di perseguire la giustizia e la redenzione, mi rivolgo a voi.Con sincera umiltà,Gioacchino Fontanella».