Torre del Greco, racket per gli appalti in Comune: condannato il «gancio» dei boss
Torre del Greco. Condannato a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. è il verdetto definitivo per Ciro Vaccaro, l’imprenditore del settore delle pulizie arrestato a giugno del 2019 – insieme a nove capi e fiancheggiatori di camorra – perché ritenuto il «gancio» di tre boss all’interno del Comune. A scrivere la parola fine alla battaglia legale portata avanti dal 56enne di vico Costantinopoli – in passato titolare di un noto circolo ricreativo all’angolo di via Comizi – sono stati i giudici della suprema corte di cassazione. Gli ermellini hanno rigettato il ricorso presentato dalla difesa di Ciro Vaccaro – rappresentata dall’avvocato Antonio De Martino – e confermato la stangata inflitta all’imprenditore del settore delle pulizie sia in primo grado (a ottobre del 2020) sia in appello (a settembre del 2022). Per Ciro Vaccaro – oggi sottoposto agli arresti domiciliari – si potrebbero, dunque, riaprire a breve le porte del carcere.
Il dossier difensivo
All’ultimo appuntamento di questo filone giudiziario – Ciro Vaccaro è atteso la prossima settimana davanti ai giudici del tribunale di Torre Annunziata per una seconda inchiesta relativa a un (presunto) giro di mazzette in Comune – la difesa del 56enne si era presentata con un corposo dossier difensivo, articolato in una ventina di punti per smantellare la tesi costruita dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli e le (contrastanti) dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Tutto inutile: il ricorso è stato rigettato, con contestuale condanna del 56enne (anche) al pagamento delle spese processuali.
Le accuse della Dda
Secondo la direzione distrettuale antimafia, Ciro Vaccaro avrebbe assunto un ruolo apicale nella raccolta delle tangenti per conto della camorra. In particolare, si sarebbe legato a doppio filo ai boss dei clan Falanga, Papale e Di Gioia. Nel mirino dei clan – come evidenziato dalle indagini – erano finiti varie opere pubbliche appaltate dall’amministrazione comunale. Secondo l’accusa, l’imprenditore del settore delle pulizie avrebbe «finanziato» la camorra: una tesi fondata sui racconti dei collaboratori di giustizia sentiti nell’ambito delle indagini e anche sulle dichiarazioni controverse di alcuni imprenditori che – secondo la ricostruzione della Dda di Napoli – avrebbero pagato la tassa al clan proprio attraverso Ciro Vaccaro. Accuse pagate con una condanna a 10 anni di reclusione, ora diventata definitiva.
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