L’ultima frontiera dello schifo e della depravazione era la diffusione di immagini a contenuto sessuale anche con neonati. Schifo perché non c’è forse altra parola per definire i contorni terrib...
L’ultima frontiera dello schifo e della depravazione era la diffusione di immagini a contenuto sessuale anche con neonati. Schifo perché non c’è forse altra parola per definire i contorni terribili e disumani dell’indagine scoperta dalla Procura di Milano e che ha toccato anche Torre Annunziata. Tra i dieci arrestati, infatti, figura un 25enne residente in città sul cui pc le forze dell’ordine avrebbero trovato oltre diecimila immagini di chiaro contenuto pedopornografico. La Polizia, coordinata dalla Procura di Milano, ha smantellato un’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento e all’abuso di minori online. Sono 29 gli le persone identificate dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Postale milanese, tra i quali due appartenenti alle forze armate in servizio nel Lazio e due medici che esercitano in Emilia-Romagna e Veneto. Dieci gli arrestati per il possesso di ingente quantitativo di materiale pedopornografico, residenti a Milano, Imperia, Rovigo, Busto Arsizio (Varese), Martinengo (Bergamo), Taranto, Vicenza, Torre Annunziata e Parma. Oltre 150 uomini della Polizia hanno eseguito perquisizioni e arresti in tutta Italia dopo un’’indagine sotto copertura online durata oltre un anno e che ha consentito agli investigatori del COSC della Polizia Postale di Milano, di dare un nome ai nickname utilizzati dagli indagati per rimanere nell’anonimato della rete. Costoro, sfruttando le potenzialità della piattaforma Telegram, partecipavano a “canali” e “gruppi” finalizzati alla produzione e alla condivisione di foto e video ritraenti violenze sessuali su minori, bambine e bambini e, in alcuni casi, anche neonati. Avevavo creato una rete, stando alla ricostruzione degli investigatori della Postale, all’interno di un gruppo Telegram creato ad hoc e regolato da severe regole per preservare l’anonimato: ognuno aveva ruoli e compiti ben precisi: promotori, organizzatori, partecipi che costituivano un’associazione a delinquere finalizzata ad acquisire e diffondere il materiale pedopornografico. I dettagli dell’indagine sono, a detta degli stessi inquirenti, terribili e raccapriccianti. Addirittura uno dei protagonisti della chat, in un messaggio, avrebbe anche ipotizzato l’idea di mettere a disposizione per gli altri componenti la figlia di appena quattro mesi. Il tema della chat era spesso questo: quello di fotografare eventuali rapporti che coinvolgessero bimbi anche se neonati. Tra gli indagati nell’operazione della Polizia Postale vi sono persone di estrazione sociale ed età molto eterogenee – spiega la Polizia -: affermati professionisti, operai, studenti, pensionati, impiegati privati e pubblici e diversi disoccupati, con età tra i 19 e i 69 anni. Le perquisizioni sui sistemi informatici, decise dalla Procura Distrettuale di Milano, coordinate dal C.N.C.P.O. – Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale di Roma, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email e profili social. Durante le perquisizioni sono stati trovati gli account utilizzati per la richiesta del materiale pedopornografico e altro materiale illecito custodito sui supporti informatici sequestrati. La Procura di Milano e la Polizia Postale, spiega una nota, “con operatori altamente specializzati impegnati in un incessante monitoraggio della rete e in investigazioni delicate e complesse, si confermano anche con questo importante risultato sempre in prima linea nel contrasto al fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori online”. “Fondamentale è comunque ricordare a tutti gli utenti la possibilità di segnalare eventuali contenuti illeciti rinvenuti sul web rivolgendosi alla Polizia Postale”.