Le auto rubate venivano rimesse in vendita, facendole risultare come provenienti dall’estero e quindi come nuove immatricolazioni. E c’è pure chi ignaro di tutto si è ritrovato a pagare 15mila euro per l’acquisto di una vettura usata, che poi è stata sequestrata perché oggetto di furto. E’ cominciato nei giorni scorsi il processo a carico di 12 indagati dell’area stabiese che avrebbero messo in piedi il business, ma le difese (nel dettaglio gli avvocati Francesco Romano e Antonio Marinaro) hanno subito chiesto l’incompetenza territoriale del Tribunale di Udine su cui adesso – come previsto dalla riforma Cartabia – dovrà esprimersi la Cassazione. A smascherare il gruppo che per anni ha fatto affari tra Castellammare e i Monti Lattari è stata la guardia di finanza di Udine, che coordinata dal sostituto procuratore Giorgio Milillo, ha acceso i fari su un business che avrebbe fruttato centinaia di migliaia di euro. Le accuse contestate vanno, a vario titolo, dal riciclaggio al falso. Sono 12 gli imputati: Raffaele Pecoraro (53 anni), Michele Di Tommaso (38 anni), Pasquale Maresca (61 anni), Francesco Saverio Cascone (33 anni), Francesca Liguori (33 anni), Anna Esposito (45 anni), Antonietta Pezzantini (77 anni), tutti di Castellammare di Stabia; Angelo Avvenire (46 anni), di San Giuseppe Vesuviano; Ferdinando Coppola (36 anni) di Casola di Napoli; Antonio Moccia (56 anni) di Castelvolturno; Stefano Meret (52 anni) e Flavio Nocciolini (66 anni), entrambi residenti a Udine. Ed è proprio cominciando a indagare su questi ultimi due che la guardia di finanza riesce a risalire al gruppo attivo nella periferia nord di Castellammare. Nocciolini, originario di Torre Annunziata, da tempo si è trapiantato in Friuli, dove lavora come venditore nella concessionaria di Stefano Meret. Nocciolini ha contatti con Raffaele Pecoraro titolare di una concessionaria d’auto a Castellammare. Ed è qui che – secondo l’accusa – nasce l’asse per provare a fare affari con le auto rubate. Il sistema ricostruito dagli inquirenti è semplice: il gruppo prende le vetture oggetto di furto, fa sparire le targhe e punzona il numero di telaio; a quel punto falsifica i documenti recuperando i numeri di telaio di vetture ancora in circolazione all’estero e incarica un prestanome di presentarsi alla Motorizzazione per chiedere l’immatricolazione in Italia; con la nuova carta di circolazione e le nuove targhe la vettura viene venduta attraverso i portali dedicati o attraverso le stesse concessionarie di Castellammare e Udine, a ignari clienti. A organizzare tutto – secondo gli investigatori – era Michele Di Tommaso, che in alcuni casi presentava direttamente la richiesta di immatricolazione, facendosi intestare le vetture, mentre in altri si rivolgeva a persone di sua fiducia. Ma molto attiva in questo sistema era anche Francesca Liguori. Il gruppo puntava soprattutto su Fiat 500 e Fiat Panda, Nissan Qashqai e Renault Clio, ovvero vetture molto richieste sul mercato, che potevano essere rivendute in poco tempo. Le auto venivano rubate su tutto il territorio campano, da Caserta a Salerno, passando per Napoli, Pomigliano D’Arco, Acerra, Santa Maria Capua a Vetere, San Giorgio a Cremano e Cava de’ Tirreni. Nella maggior parte dei casi, i malviventi puntavano alle vetture a noleggio, perché a basso chilometraggio e tenute meglio. Un affare che secondo gli investigatori sarebbe andato avanti dal 2017 al 2022 e avrebbe consentito alle concessionarie di Castellammare e Udine di conseguire profitti extra. Toccherà al collegio difensivo composto, tra gli altri, dagli avvocati Marco Cerato, Francesco Romano, Renato D’Antuono, Mariano Morelli e Antonio de Martino, provare a ribattere alle accuse della Procura della Repubblica di Udine.
CRONACA
9 ottobre 2023
Auto rubate e rivendute: la banda attiva tra il Friuli e Castellammare va a processo