Torre del Greco. Nel giorno dell’approvazione delle linee programmatiche per rilanciare la città, il sindaco Luigi Mennella trova – neanche particolarmente a sorpresa – il primo «alleato ufficiale» tra i banchi dell’opposizione. Si tratta di Dario Tonzino – eletto con la civica Idea Nuova, a sostegno di Ciro Borriello – debuttante a palazzo Baronale e pronto a prendere le distanze dai colleghi di minoranza, approvando insieme alla maggioranza il piano di governo cittadino della coalizione costruita sull’asse Pd-M5S. Alla fine, dunque, le linee programmatiche del sindaco Luigi Mennella sono «passate» con il voto favorevole di 17 consiglieri comunali (e con diverse assenze strategiche tra i banchi della minoranza).
Gli obiettivi di mandato
In aula l’avvocato penalista alla guida della quarta città della Campania ha evidenziato gli obiettivi del proprio mandato a palazzo Baronale, riassunti in un «vademecum politico» di sei pagine. Fari puntati, in primis, sulla corretta gestione del ciclo dei rifiuti fino al recupero delle feste e tradizioni locali. E poi il rilancio delle politiche sociali e del settore turistico, l’acqua pubblica e il potenziamento dell’ospedale Maresca. Un piano in linea con gli impegni assunti in campagna elettorale, ovviamente sposato da tutti gli esponenti della maggioranza a cui – già in apertura della discussione in consiglio comunale – si è aggiunto, appunto, Dario Tonzino.
La strana coppia
La «scelta di campo» del vigile urbano – attualmente in servizio a San Giorgio, città legata a doppio filo sotto il profilo politico-occupazionale a Torre del Greco – era stata annunciata dall’arrivo a palazzo Baronale della «strana coppia» dei suoi mentori politici. Ovvero, l’immarcescibile Nello Formisano – uscito per la seconda volta di fila con le ossa rotte dalla corsa alle urne, con la sua Alleanza Democratica – e il chiacchierato Salvatore Antifono, riferimento della lista Idea Nuova. Entrambi decisi a portare avanti l’insolito patto tra schieramenti di opposte fazioni stretto a fine luglio, a tutto vantaggio di Luigi Mennella & company. In realtà, il piano dei due registi dell’accordo bipartisan prevedeva il voto favorevole alle linee programmatiche del sindaco anche di Carmela Pomposo, eletta con la civica Forza Borriello. Ma la «ingestibile» pasionaria del consiglio comunale ha, tuttavia, deciso di abbandonare l’aula prima del voto lasciando così aperte tutte le porte per il futuro.
L’opposizione soft
A completare il quadro dell’opposizione soft andata in scena a palazzo Baronale le astensioni di Luigi Caldarola – partner in crime di Luigi Mennella al ballottaggio, sostegno ricompensato con un assessorato in giunta – dello specialista degli eventi Michele Langella e di Alessandra Tabernacolo, pronta a rivendicare in aula i risultati ottenuti durante il precedente mandato (grazie alla collaborazione del consigliere regionale Mario Casillo, riferimento politico di Luigi Mennella) per il ripascimento delle spiagge. I soli voti contrari alle linee programmatiche del sindaco – complici le assenze di Luigi Mele e di Salvatore Vito, andato via in anticipo per non perdere neanche un minuto del Napoli impegnato in Champions – sono arrivati da Ciro Borriello e dal nipote Filippo Borriello.
Le scintille in aula
Gli unici momenti di tensione di una serata sostanzialmente tranquilla sono arrivati dall’ennesimo scontro tra Ciro Borriello e Luigi Mennella. Con lo storico leader del centrodestra all’ombra del Vesuvio a evidenziare tutte le contraddizioni del programma promosso dall’ex vicepresidente di Gori e tutti i «contentini politici» distribuiti in occasione delle rassegne artistiche previste per l’autunno. Non solo: in aula il capo della minoranza ha rilanciato i «dubbi etici» sull’opportunità delle nomine di Giovanni Mugavero (ex fedelissimo dell’onorevole Arturo Scotto) e di Antonio Ramondo – rispettivamente collaboratore del sindaco e assessore all’ambiente – già oggetti di specifiche interrogazioni urgenti. Affondi a cui il primo cittadino ha replicato ricordando come a palazzo Baronale ci fosse un presidente della commissione trasparenza imputato per corruzione e invitando Ciro Borriello a rassegnare le dimissioni dall’incarico e a lasciare la guida dell’organismo di controllo di palazzo Baronale a qualche collega senza grane con la giustizia.
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