Le relazioni dell'Antimafia
Il cemento continua ad essere l’oro dei clan. Lo confermano le ultime interdittive antimafia emesse dalla Procura di Napoli, che hanno colpito ditte edili e società immobiliari, dal capoluogo campano fino a Castellammare di Stabia. Tutte aziende operanti nello stesso settore che sarebbero controllate in modo diretto o indiretto dalla criminalità organizzata. L’edilizia resta uno degli affari preferiti dalle cosche per riciclare soldi e tenere sotto controllo il territorio. Un business nel quale la camorra investe puntando su imprenditori pronti a garantire una percentuale sui loro guadagni, soprattutto se gli vengono assicurati appalti pubblici o privati che gli consentono di crescere dal punto di vista economico. La novità degli ultimi anni è che seguendo l’onda del turismo che è tornato a rappresentare una voce importante del bilancio regionale, i clan hanno iniziato a investire anche in questo settore. Così tra le interdittive spuntano pure quelle ai danni di alberghi e società che si occupano di offrire posti letto in B&b dislocati in tutta la provincia di Napoli. A Castellammare di Stabia, nelle settimane scorse, l’Antimafia ha messo a segno il sequestro di due società che si occupavano del noleggio di barche e di auto, controllate da uomini del clan Cesarano. Mentre in precedenza le interdittive antimafia della Prefettura di Napoli avevano riguardato bar in villa comunale e società attive nel settore ittico, considerate nell’orbita del clan D’Alessandro. Una raffica di provvedimenti che testimoniano due cose. La prima è che le cosche – in particolare nell’area stabiese – hanno ormai inquinato l’economia reale e hanno il controllo di interi settori, che garantiscono quel ritorno economico necessario per mantenere in vita le organizzazioni criminali. La seconda, invece, riguarda le indagini patrimoniali su boss e affiliati di camorra da parte dell’Antimafia, che si fanno sempre più serrate. Uno screening totale sulla rete di contatti tra criminali e colletti bianchi che sta consentendo pian piano di portare alla luce le ombre di una città come Castellammare, che è asfissiata dalla presenza della camorra da oltre mezzo secolo. Un lavoro che ha visto anche lo Stato impegnato a verificare la situazione all’interno delle istituzioni locali, con il primo scioglimento della storia per camorra del consiglio comunale. Un tentativo di tagliare i fili tra le stanze di Palazzo Farnese e le organizzazioni criminali che solo il tempo dirà se avrà prodotto i necessari risultati o meno. Di sicuro la strada per provare a liberare Castellammare dalla morsa della camorra, in generale, è ancora lunga, come testimoniano le numerose scarcerazioni che si sono registrate negli ultimi anni, soprattutto tra le file del clan D’Alessandro. Boss e affiliati in libertà fanno temere l’operatività sul territorio di una delle cosche più potenti dell’intera provincia di Napoli, che sarebbe riuscita a resistere anche alle numerose inchieste che si sono susseguite negli ultimi anni.