Dal 2021 si sono alternati due architetti, ma il progetto ancora non c'è
La cassa armonica come simbolo del degrado di una città che nella tutela delle sue risorse e nella valorizzazione persino di quello che dovrebbe essere il suo biglietto da visita – la villa comunale – ha i suoi punti deboli. Si è perso nel nulla il progetto di restauro del monumento che a quest’ora dovrebbe essere stato già realizzato da un pezzo. Ma la macchina comunale non è riuscita a dare risposte alle esigenze dei cittadini, nemmeno con l’arrivo dei commissari straordinari che ormai da 18 mesi amministrano Palazzo Farnese. E’ il 14 giugno 2020 quando la giunta guidata dall’ex sindaco Gaetano Cimmino approva la delibera che destina 300mila euro – di fondi comunali – al restauro della cassa armonica. La palla passa agli uffici e apriti cielo. Trascorrono 8 mesi solo per pubblicare l’avviso e individuare il progettista che dovrà curare il restauro. L’incarico viene affidato a febbraio 2021 all’architetto di Jesi, Fabrizio Tamellin. Trascorrono altri 9 mesi e si scopre che Tamellin ha rinunciato, così a novembre 2021 l’incarico viene affidato all’architetto Maria Rosaria Fontanella. Da allora sono trascorsi 21 mesi e del progetto si sono perse le tracce. Una vicenda finita nel dimenticatoio, che spiega meglio di ogni altra cosa le difficoltà del Comune a stare al passo con quelle che sono le evoluzioni della città. Già dalla primavera, ma soprattutto durante l’estate, la villa comunale è stata presa d’assalto da decine di migliaia di turisti che hanno soggiornato negli alberghi o nelle strutture extraricettive di Castellammare. Ma il lungomare si è sempre presentato sporco, caotico (non basta la zona a traffico limitato nei fine settimana), insicuro e soprattutto carente di una manutenzione ordinaria alle aiuole, alle passerelle (lasciate distrutte per tutta l’estate), alle fontane. Per non parlare dell’arredo urbano. E’ chiaro che i commissari straordinari non possono avere la sensibilità della politica e comprendere che far passeggiare i visitatori in mezzo a tanto degrado significa provocare un danno enorme alla città, come confermano le recensioni sui maggiori portali turistici. Ma è altrettanto chiaro, che gli uffici comunali che dovrebbero occuparsi di questi servizi minimi (pulizia, manutenzione, cura del verde, vigilanza) – senza la pressione di chi amministra – non riescono a garantire nemmeno l’ordinario. E in questo scenario va inserito anche il progetto di restauro della Villa Gabola, meno importante dal punto di vista economico rispetto ad altri, ma sicuramente molto più funzionale a quello che è lo sviluppo della città. Il monumento simbolo di Castellammare, che entra in tutte le foto da cartolina della città, oggi si presenta con luci divelte, pedane pericolanti, ringhiere legate col fil di ferro e in mezzo ad aiuole mal curate. Uno schiaffo a quanti, appena qualche anno fa, avevano sperato che finalmente potesse essere restaurato un monumento che ha oltre cento anni di storia e non merita di rappresentare il degrado di Castellammare.