Giuseppe Carpentieri, il genero del boss della cosca dei Valentini, marito di Teresa Gionta voleva mettere le mani sulla sanità. E’ questo quello che emerge dall’ultima inchiesta dei carabinieri del nucleo informativo che nei giorni scorsi ha spedito in carcere 11 persone del clan dei Gallo-Cavalieri. Ebbene anche il ras del clan nemico dei Gionta spunta nelle venti pagine del provvedimento di fermo a firma del pubblico ministero dell’Antimafia Valentina Sincero. Il boss – che si precisa non essere indagato in questo procedimento – tornato libero a marzo e poi subito rispedito in cella, oggetto di un agguato al quale era scampato a marzo del 2020 voleva prendere in mano le redini del clan e per farlo voleva anche mettere le mani sulla sanità, o meglio sull’ospedale e sulla gestione del servizio di pronto soccorso con la gestione delle ambulanze. E’ lui- secondo quanto emerge dall’inchiesta dei carabinieri – a partecipare ad una riunione nel corso della quale avrebbe raccontato la sua nuova strategia per controllare anche il settore delicato della sanità pubblica, ovvero mettere le mani sulle «assunzioni nelle ambulanza e all’ospedale». Il riferimento è alla gestione dei servizi sanitari nella zona di Torre Annunziata in tal modo da affiliare sempre più soldati e nel frattempo controllare anche il servizio sanitario prendendo potere anche in quello, un dato inquietate per gli inquirenti e che dimostra che ancora una volta la cosca era senza scrupoli e senza limiti. Per mettere in campo questa strategia Carpentieri aveva seguito la scia della pace tra i due clan, una pace temporanea solo ed esclusivamente nell’interesse della riscossione di estorsioni per evitare che prendesse piede il clan avversario e indigesto ai Gionta e ai Gallo-Cavalieri, ovvero quello del Quarto Sistema. Una inchiesta che ha portato alla luce anche la gestione del pizzo in città evidenziando come ancora un volta commercianti piccoli e grandi della città sono ostaggio della criminalità e delle richieste estorsive. Addirittura una tassa su ogni funerale da 250 euro riservata alla camorra. Un accordo arrivato dopo una serie di summit con i vertici dei Gallo-Cavalieri e dei Gionta, che avrebbero imposto un’estorsione uguale per tutte le ditte presenti a Torre Annunziata. C’era anche questo nella maxi inchiesta che ha spinto nei giorni scorsi la Direzione distrettuale Antimafia di Napoli ad emettere d’urgenza un decreto di fermo d’indiziato di delitto nei confronti di undici persone ritenute ai vertici del nuovo clan Gallo-Cavalieri. Associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, porto e detenzione di armi per la faida contro il Quarto Sistema sono solo alcune della accuse mosse a vario titolo dall’Antimafia nei confronti degli indagati, a chiusura di indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata, che sono riusciti a ricostruire anche gli ultimi scenari di camorra, fino al racket imposto a Natale 2022 e a Pasqua 2023 per assicurare il vitalizio in carcere ad una trentina di detenuti.
CRONACA
4 luglio 2023
Gli affari del clan di Torre Annunziata: il genero del boss dei Gionta voleva mettere le mani sulla sanità