Lettere, Castellammare di Stabia e tutti gli altri 98 castelli della Campania. In abbinamento con Metropolis (10€ più il prezzo del quotidiano) un imperdibile viaggio fotografico e narrativo tra grandi e piccole fortificazioni, da quelle più conosciute alle più nascoste, disseminate nella nostra regione. «Cento Castelli da conoscere in Campania» per sognare, per ritornare bambini, quando i castelli erano nelle fiabe e nei giochi d’infanzia, o per rivivere e immaginare le vicende medievali che portarono alla loro costruzione e che li videro testimoni di guerre, distruzioni, invasioni di popolazioni che si succedettero le une alle altre, storie di nobili dinastie che vi abitarono. Roberto Pellecchia ha messo sotto la lente d’ingrandimento cento castelli medievali della Campania. I castelli della Campania, specifica l’autore, erano in realtà molti di più ma una parte venne distrutta già in epoche remote, andando talvolta persa anche la memoria storica, e quelli che sono rimasti non hanno avuto vita facile. Il continuo mutare delle dominazioni in Italia Meridionale, nonché il verificarsi di frequenti terremoti, mise a dura prova la sopravvivenza di quasi tutti i castelli che, nel corso dei secoli, vennero distrutti, ricostruiti, rimaneggiati o abbandonati del tutto, a seconda delle necessità e, soprattutto, delle risorse economiche dei feudatari e della popolazione che spesso era obbligata a partecipare all’impresa della ricostruzione. In origine i castelli medievali avevano una funzione prevalentemente militare, difesi da mura e torri, con un mastio che rappresentava il luogo di difesa estrema. Con la comparsa delle armi da fuoco molti castelli divennero inadatti a resistere ai colpi delle bombarde, per cui furono oggetto di importanti ristrutturazioni per opera di ingegneri militari che si prodigarono nel progettare strutture sempre più resistenti. Gradualmente, tuttavia, i castelli non riuscivano più a soddisfare le esigenze militari dei secoli precedenti e nella gran parte dei casi vennero adattati a dimore gentilizie o semplicemente abbandonati perché, data la loro ubicazione spesso impervia, i nobili preferirono andare ad abitare in nuovi palazzi baronali a valle, meno spartani e di più moderna concezione. Tutto questo si traduce nella condizione eterogenea dei castelli al giorno d’oggi, aggravata spesso dallo scarso interesse per la tutela del patrimonio storico manifestata da molte amministrazioni locali o, semplicemente, dalla mancanza di fondi pubblici per i necessari interventi di consolidamento e di restauro. Oggi, continua Pellecchia, il panorama spazia da castelli del tutto scomparsi o ridotti a ruderi evanescenti, a castelli diroccati, castelli trasformati e riutilizzati per nuove funzioni, castelli restaurati in epoca recente. Dal punto di vista della fruizione turistica la situazione è altrettanto variegata perché, purtroppo, non tutti i castelli sono facilmente accessibili e alcuni non lo sono per niente. Questo perché in alcuni casi lo stato di conservazione è talmente precario che la visita è interdetta per motivi di sicurezza, in altri si tratta di beni privati e i proprietari non consentono l’accesso, in altri ancora appartengono alle amministrazioni locali che talvolta non dispongono delle risorse per renderli fruibili. Nonostante queste considerazioni, anche attraverso il patrimonio castellare la Campania si rivela ancora una volta una regione ricca di sorprese e densa di beni monumentali, da tutelare senz’altro meglio, ma allo stesso tempo da meritare una giusta ed entusiastica attenzione. Scegliere cento castelli tra tutti quelli presenti nella regione non è stato semplice. La selezione è stata condotta in ragione di alcuni criteri oggettivi e anche di alcuni criteri soggettivi spiegati nell’introduzione del testo.
CRONACA
15 giugno 2023
Lettere, Stabia e gli altri castelli: il libro in edicola con Metropolis