Scarsa partecipazione all'evento del Circolo della Legalità, il commissario striglia gli stabiesi: «Scarsa sensibilità su questi temi»
«Castellammare è una città indifferente dove ci si lamenta solo. Questa sala così vuota ne è la dimostrazione». Raffaele Cannizzaro, prefetto anti-clan che coordina la commissione straordinaria che ha in mano le redini del Comune, apre con una polemica rivolta alla città la lectio magistralis di Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, docente di “Sociologia della criminalità organizzata” presso l’università di Milano, organizzata dal Circolo della Legalità di Castellammare È un vero e proprio sfogo quello di Cannizzaro che con sdegno ha commentato la scarsa partecipazione alla manifestazione: «Nando Dalla Chiesa è simbolo della lotta alle mafie, eppure oggi, a parte le istituzioni, vedo meno di trenta persone presenti. Si cominci a parlare di questo, e non delle chiacchiere relative a ogni qual volta un amministratore fa qualcosa per la città – ha detto Cannizzaro rivolgendosi ai presenti e agli organizzatori dell’evento – Questa scarsa partecipazione dà il segno della sensibilità che questa città ha nei confronti di queste tematiche. Non si può pensare che tutto questo possa esserci indifferente». «Guideremo Castellammare per un altro anno», ha poi concluso Cannizzaro annunciando la proroga di commissariamento sulla città che era già nell’aria dopo la bocciatura del Tar del Lazio sul ricorso presentato dall’ex sindaco Gaetano Cimmino e 18 amministratori contro il provvedimento dello scioglimento per camorra. «Abbiamo pubblicizzato l’evento sui social e invitato una sola classe delle superiori anche perché il locale a disposizione è piccolo – ha detto Luigi Cuomo, presidente del Circolo della Legalità di Castellammare, confermando tuttavia le parole di Cannizzaro – Castellammare è una città indifferente, altrimenti non si sarebbe arrivato allo scioglimento per camorra lo scorso anno. L’economia stabiese è tremendamente infiltrata dalla criminalità, dove anche aziende insospettabili sono macchiate. C’è un muro da abbattere, e la creazione della nostra struttura, nel centro della città in un bene confiscato alla camorra è una goccia che può alimentare al cambiamento». «Dalle aule piccole e poco affollate, se le idee sono importanti e valide, queste si diffondono ovunque – ha detto Nando Dalla Chiesa, agganciandosi allo sfogo di Cannizzaro – Una volta una ragazza che voleva diventare un magistrato venne in dipartimento in lacrime perché in quattro anni di corsi non aveva mai sentito la parola mafia nelle aule. Come facciamo ad istruire un magistrato se poi non si parla di criminalità? Oggi come non mai bisogna parlare di mafia ai più giovani per sensibilizzarli e sconfiggere l’omertà». Renato Cavaliere, figlio di Michele, l’imprenditore ammazzato dalla camorra per non essersi piegato il pizzo, ha infine consegnato il premio a Dalla Chiesa: «Sono d’accordo con le parole del prefetto Cannizzaro – ha detto Cavaliere – Voglio lanciare però un messaggio di speranza: pian piano qualcosa si sta muovendo. Dobbiamo costruire un sostrato civile forte, solo così riusciremo realmente a cambiare il Sud».