Dovevano rappresentare due opere importanti per offrire una svolta fondamentale a Torre Annunziata. Due opere pubblicizzate per mesi, per anni. Lavori avviati ma che non si sono mai completati. Al contrario, sono diventati l’esempio flop della cattiva gestione politico-amministrativa dell’ex sindaco Vincenzo Ascione. Due opere che da qualche giorno sono ritornate oggetto dell’agenda amministrativa dei commissari straordinari che sono alla guida della città dopo lo sciogllimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. La prima opera è quella delle arcate borboniche. Un progetto che aveva fatto sperare in tanti: un’occasione per rivalutare e valorizzare finalmente il lungomare torrese e offrire luoghi di ristoro, aggregazione. Lavori appaltati per 1,3 milioni di euro ed affidati ad ditta Unyon Consorzio Stabile scarl, con sede a Roma, con fondi che furono stanziati nel bilancio 2020. Il 16 marzo 2017 fu sottoscritto il comodato d’uso relativo alle “Arcate Borboniche”, Nell’accordo tra Rfi e il comune di Torre Annunziata fu fatto specifico riferimento al fatto che «i lavori di riqualificazione delle ‘Arcate borboniche’ presentano particolari criticità, atteso che trattasi di immobili ‘immediatamente sottoposti’ a un viadotto ferroviario. Tali lavori, svolgendosi in ambiente ferroviario, comportano l’adozione di specifiche cautele e quindi richiedono il ricorso a imprese qualificate da Rfi».I lavori cominciarono ma poi dopo qualche anno ci fu un blocco improvviso. Prima la questione di un contenzioso, poi la lite con Rfi ed infine una inchiesta da parte della Guardia di Finanza che sequestrò tutto l’incartamento al Comume, compresi gli atti di indirizzo-politico amministrativi firmati dall’ex assessore ai lavori pubblici Luigi Ammendola e dal dirigente dell’ufficio tecnico Nunzio Ariano. Entrambi finiti nei guai per mazzette. Da quel momento l’opera è rimasta ferma e anche il tentativo da parte dei commissari di riprendere il dialogo e far ripartire i lavori per ora è stato vano. Le arcate nel frattempo sono state trasformate in pattumiere a cielo aperto. Seppellite dai rifiuti e sopratutto diventate il biglietto da visita del degrado. A pochi metri sorge un’altra opera ferma al palo. Si tratta del Parco Urbano, quella che potrebbe diventare la stazione marittima cittadina. Al posto infatti del vecchio mercato ittico di via D’Angiò i commissari voglio realizzare un hub della Stazione marittima, con parcheggio per auto e pullman. In sostanza sarebbe un’area extraportuale ma al servizio dello scalo marittimo oplontino, con una biglietteria per i turisti diretti a Capri o nelle località della costiera sorrentina-amalfitana.L’ex sindaco Ascione invece e la sua giunta avevano invece programmato di destinare l’area a “parco urbano”, con un polo fieristico pronto ad accogliere stands alimentari e non. Il vecchio fabbricato esistente all’interno dell’area, adeguatamente ristrutturato, sarebbe stato adibito a ristorante-bar. I lavori intanto, sono fermi, anche perchè si è in attesa dell’approvazione di una variante da parte dell’ufficio tecnico comunale. Insomma due opere importanti che avrebbero potuto cambiare il volto della città restano invece ferme, e ancora una volta tesitimonianza di un flop politico che fa male allo sviluppo della città.
CRONACA
21 febbraio 2023
Porto e arcate di Torre Annunziata: le opere flop di Ascione