Pompei. Partono le indagini sulla stabilita’ del costone di Varano e della Grotta di San Biagio, uno dei luoghi piu’ antichi di culto cristiano situato sotto Domus Romana Villa Arianna, l’obiettivo del Parco archeologico di Pompei e del Centro Interdipartimentale dei Beni Culturali (CiBEC) dell’università di Napoli Federico II di Napoli o di aprire al pubblico un luogo di culto risalente al V-VI secolo d.C.
La notizia è stata accolta con soddisfazione dalla cittadinanza che chiede da un cinquantennio la possibilita’ di visitare la costruzione sotterrenea, in primo tempo forse catacombe, e in seguito nel culto dei Benedettini. Le prove in corso sono eseguite a cura dell’Ente Autonomo Volturno (EAV), impegnato nella realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria posta a valle del costone di Varano.
In origine la Grotta era conosciuta come Ipogeo dei Santi Giasone e Mauro, in seguito Grotta di San Biagio, che fu fortunosamente ritrovata, con i suoi preziosi affreschi di Arcangeli e Santi, in seguito a uno sprofondamento che rilevò l’esistenza di passaggi sotterranei che dalle Ville Stabiane portavano a valle.
”Si tratta di un contesto unico da recuperare e valorizzare, che si aggiunge al quadro storico delle testimonianze archeologiche dell’area di Stabia – spiega il sirettore del parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel – Tutto il territorio e’ oggetto di grande attenzione da parte del Parco archeologico che sta investendo in questi anni complessivamente circa 4 milioni di euro a Castellammare di Stabia. Oltre alle indagini sulla grotta di San Biagio, abbiamo in campo una serie di progetti di ricerca, manutenzione, restauro e accessibilita’ delle ville antiche sul piano del Varano e un progetto di ampliamento del Museo Libero D’Orsi nella Reggia di Quisisana. Viste l’unicita’ e la complessita’ del patrimonio presente sul territorio, possiamo definire Stabia un vero gigante culturale e come tale va raccontato. L’importanza dell’antica Stabia si comprende non ultimo dalla vicenda della straordinaria statua del Doriforo, trovata nel 1976 nel territorio stabiese e finita negli Stati uniti, che speriamo di riportare in Italia”.