Ettore Spagnuolo accusato di aver picchiato e minacciato un imprenditore di Volla per conto del clan D'Alessandro
«Veniamo da parte di Nunzio e della famiglia di Michele D’Alessandro, se ci vai a denunciare ti tagliamo la lingua». E’ il gennaio 2020 quando, secondo la ricostruzione dell’Antimafia, Ettore Spagnuolo e un’altra persona bussano alla porta dell’ufficio di un imprenditore di Volla attivo nel settore ittico. La sua azienda acquista pesce in Grecia all’ingrosso, per poi rivenderlo a pescherie, ristoranti e alberghi. Ma in quel settore ormai da tempo ha deciso d’investire Michele D’Alessandro, figlio del boss Gigginiello, che assieme a suo cognato Nunzio Girace gestiscono un’attività specializzata nell’allevamento di prodotti ittici in Albania e poi nella vendita ai grossisti in Campania. La cosca di Scanzano vuole il monopolio nel settore ed è pronta a tutto per spazzare via la concorrenza. Per questa tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e lesioni nei confronti di un imprenditore, la Dda ha chiesto 8 anni di reclusione in abbreviato per Ettore Spagnuolo, storico colonnello del clan D’Alessandro. Nel corso della requisitoria il pm Mariangela Magariello ha ricostruito nei dettagli i contorni di una tentata estorsione che sarebbe stata ordinata da Nunzio Girace (cognato di Michele D’Alessandro), nei confronti di un imprenditore di Volla. Girace per questa vicenda è stato rinviato a giudizio e il processo, con rito ordinario, comincerà a fine gennaio. Ettore Spagnuolo, invece, è considerato uno dei soldati utilizzati dal clan per lanciare l’avvertimento. «La prossima volta ti uccidiamo a te e alla tua famiglia, ti dobbiamo sparare in testa, ti dobbiamo sparare nelle gambe», sono le minacce che Spagnuolo e un’altra persona avrebbero ripetuto più volte nei confronti dell’imprenditore che non si approvvigionava dalla cosca. E ancora: «La famiglia nostra non si tocca, non devi scendere più a lavorare», gli avrebbero urlato Spagnuolo e l’altro dopo averlo picchiato con calci e pugni, provocandogli ferite ed escoriazioni. Una vicenda che viene fuori dalle pagine di un’inchiesta dell’Antimafia che accese i fari anche sul riciclaggio dei soldi sporchi da parte della cosca di Scanzano. Proprio nel giorno in cui furono notificate le ordinanze di custodia cautelare, infatti, gli agenti della squadra mobile di Napoli e del commissariato di polizia di Castellammare di Stabia eseguirono una raffica di perquisizioni in città. Dagli atti emergeva il sospetto che Michele D’Alessandro, Nunzio Girace ed Ettore Spagnuolo avessero intestato pescherie, società attive nel settore ittico, bar e agenzie di scommesse ad alcuni prestanome per sfuggire alle leggi in materia di prevenzione patrimoniale. Un’attività investigativa – tuttora in corso – che aveva fatto emergere anche i nomi di presunti prestanome che risultavano intestatari fittizi di locali o società che secondo la tesi della Procura Antimafia erano controllate e gestite direttamente dagli uomini di Scanzano.