Il delitto nella pescheria di #Boscoreale
I killer che hanno ucciso Antonio Morione hanno le ore contate. Nuovi elementi sono emersi e gli inquirenti sono pronti a chiudere il cerchio dopo un anno di attività investigativa. Un omicidio che ancora oggi fa rabbrividire. Una esecuzione messa a segno la sera dell’antivigilia di Natale che non ha lasciato scampo al pescivendolo di Boscoreale. Una raffica di colpi come risposta, un colpo fatale che gli ha dato solo il tempo di guardare negli occhi, per l’ultima volta i suoi figli e poi sentire il suo cuore smettere di battere.
L’omicidio – Antonio Morione è un pescivendolo di Boscoreale. Si trova nella sua pescheria in via Giovanni della Rocca il 23 dicembre del 2021. Con lui ci sono i figli e sua moglie: una famiglia unita nella vita privata ma anche in quella lavorativa. Una pescheria che conducono a carattere familiare dove tutti si danno una mano. Ancora di più nel giorno dell’antivigilia di Natale. È sera. Antonio si trova nella pescheria con alcuni clienti quando un bandito, a volto coperto, fa irruzione e punta la pistola contro. Lo fa intimandogli di consegnare i soldi ma Antonio reagisce. Gli dice di andare via. L’uomo esce ma poi rientra. Antonio nel frattempo decide di impugnare un coltello e si precipita all’esterno della pescheria dove squarcia una ruota dell’autovettura del bandito. Il malvivente capisce che qualcosa non va rientra e punta la pistola al volto della figlia. Antonio non pensa più e reagisce direttamente, lo vuole afferrare ma il bandito scappa ma non prima di aver aperto il fuoco. È il panico e scatta la paura. Attimi interminabili che si concludono con il corpo di Antonio riverso sul pavimento in una pozza di sangue. Muore davanti ai figli nonostante questi lo trasportano in ospedale. Quando arriva il suo cuore smette di battere. Partono i controlli, viene ritrovata in fiamme l’autovettura usata per il colpo. Perquisizioni e controlli ma i banditi sembrano spariti nel nulla mentre una famiglia vive il Natale più brutto della loro vita, il primo di una lunga serie.
Gli indagati – Dopo qualche mese dall’omicidio i carabinieri effettuarono una serie di perquisizioni e nel registro degli indagati finirono quattro persone. Quattro nomi che, secondo la ricostruzione degli investigatori erano coinvolti, in modo diverso nell’omicidio. Nei guai finito è Giuseppe Vangone, 30 anni, l’erede di una delle famiglie criminali più influenti della zona, il clan dei Limelli-Vangone. Con lui Angelo Palumbo, 33 anni e Francesco Acunzo, 30 anni. Infine indagato anche Luigi di Napoli, 42 anni, figliastro del boss Andrea Vangione e già in carcere con l’accusa di aver provato ad organizzare l’omicidio del suo avvocato, reo di non averlo difeso adeguatamente. I carabinieri nei giorni subito dopo l’esecuzione di Morione effettuarono una serie di perquisizioni anche a casa del boss 70enne Giovanni Antonio Vangone, che però non risultava indagato per l’omicidio del pescivendolo. Nella stessa occasione furono sequestrati cellulari e tablet, oggetti poi sottoposti a perizie informatiche. Per oltre un anno i carabinieri hanno cercato di mettere insieme tutto i pezzi di un puzzle complicato anche perché l’arma del delitto non è mai stata ritrovata. Ora la svolta. La verità potrebbe essere presto svelata. Una serie di elementi sono stati messi insieme, prove raccolte per mesi e mesi di indagini che avrebbero in parte chiarito finalmente alcune dei punti interrogativi.
La famiglia – Proprio nel giorno dell’anniversario della morte era stata la figlia Noemi assieme a suo fratello e la loro mamma a lanciare un appello allo Stato. Fare presto e punire chi aveva ucciso il loro papà, un appello accorato fatto di rabbia e dolore, parole dure usate nei confronti dei killer ancora liberi e l’appello a fare giustizia e presto. Noemi aveva radunato nel giorno in cui si ricordava il massacro del padre tutta l’anima città «lo faccio perché mio padre non va dimenticato e perché nessun altro deve provare quello che abbiamo vissuto noi». Noemi ha sempre dichiarato di attendere il giorno in cui la giustizia spedirà in carcere gli uomini che hanno ucciso suo padre, un padre morto solo per aver difeso la sua attività, i suoi sacrifici, la sua famiglia.