Torre del Greco, il sindaco sbottò in procura: «Ho scelto Buttol, finish»
Torre del Greco. C’è un giorno preciso in cui il sostituto procuratore Bianca Maria Colangelo – a capo dell’inchiesta sull’ultimo scandalo Nu all’ombra del Vesuvio – si convince della «anomala gestione» dell’appalto per la raccolta dei rifiuti a Torre del Greco. è il primo ottobre del 2020 e il sindaco Giovanni Palomba – insieme alla super-dirigente all’ambiente Claudia Sacco – si presenta in procura per essere ascoltato, come da richiesta della titolare delle indagini, a sommarie informazioni testimoniali. Un confronto durato circa tre ore, il tempo necessario per affrontare tutte le questioni relative al «benservito» al consorzio Gema (e relativo contenzioso) e alle successive procedure grazie a cui la ditta Buttol si aggiudicò la mini-gara da sei mesi e poi l’appalto d’oro da 50 milioni di euro. Ma se le dichiarazioni rese dal primo cittadino davanti al sostituto procuratore vengono definite «scarne di contenuti» e prive di sostanziale interesse – secondo i magistrati, Giovanni Palomba «appare confuso su tutta la procedura» sfociata nell’ordinanza sindacale di affidamento dei servizi di igiene urbana alla ditta Buttol – decisamente «rilevanti» sono giudicate le successive conversazioni nella sala d’attesa al quarto piano della procura con la super-dirigente Claudia Sacco.
Le cimici ambientali
A dispetto delle precauzioni adottate dalla geologa promossa al ruolo di «esperta dei rifiuti» proprio dal capo della carovana del buongoverno – tono di voce bassissimo, in modo da sfuggire a eventuali intercettazioni – le cimici ambientali piazzate dagli investigatori riuscirono a catturare diversi «spunti interessanti» del confronto tra i due indagati-chiave. A partire dalla conferma della volontà del primo cittadino di puntare tutto sulla ditta Buttol: «Ma anche perché noi, alla fine, tutto quello che uno vuole dire: ho scelto Buttol, finish – lo sfogo di Giovanni Palomba catturato dagli investigatori – Ho perso tempo? E chi sei tu per… mi dai… dici che ho perso tempo?». Insomma, secondo la tesi messa nero su bianco dal sostituto procuratore Bianca Maria Colangelo, il sindaco «ricapitolando la situazione e cercando di trovare una giustificazione da fornire agli inquirenti, ebbe a dire che questi ultimi potessero dire ciò che volevano ma lui “ha scelto la Buttol”, di fatto senza attenersi a qualsiasi procedura selettiva o graduatoria, manifestando una certa insofferenza rispetto alle potenziali contestazioni che gli inquirenti gli potessero muovere, come quella per la mancata urgenza nell’ordinanza che ha adottato». In pratica, l’immagine di «mobiliere sprovveduto» in materia di gare e rifiuti sarebbe stata solo una «facciata» per tenere lontani i riflettori della magistratura.
Le offerte fuori mano
A minare le intenzioni del primo cittadino – come confermato dalle intercettazioni ambientali nella sala d’attesa della procura – l’arrivo di offerte «inattese» da ditte dei rifiuti. Una circostanza all’epoca «interpretata» a palazzo Baronale come una manovra politica di una parte della maggioranza non allineata agli «orientamenti» del sindaco e dei suoi fedelissimi. «Non erano state invitate – quasi si «giustifica» Claudia Sacco con Giovanni Palomba – sono arrivate fuori mano». Costringendo la commissione esaminatrice ad allargare il «campo di gara». Non prima, viene sottolineato all’interno degli atti dell’inchiesta, di sottoporre la questione a un legale esterno. Una scelta definita un «estremo tentativo» per respingere le offerte presentate dalle ditte non invitate, caduto miseramente nel vuoto. «Ovviamente, il legale – scrivono gli inquirenti – non poteva non tenere in considerazione uno dei principi fondamentali della disciplina degli appalti pubblici: la più ampia partecipazione». Almeno lui.
Questione amministrativa
Anche durante la lunga attesa in procura, il primo cittadino – in linea con la tesi poi rilanciata all’indomani della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini – provò a scacciare qualsiasi ombra o fantasma trincerandosi dietro la convinzione che la vicenda non potesse avere risvolti penali: «Cioè, no, cioè è una questione amministrativa – lo sfogo con Claudia Sacco – la guardano la cosa amministrativa, ma non…». Esattamente a due anni di distanza, le indagini della procura di Torre Annunziata hanno preso una piega decisamente diversa rispetto alle aspettative dello storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio. Ora a rischio processo – insieme a diversi funzionari comunali e ai vertici della ditta Buttol – con l’accusa di avere «favorito» lo sbarco a Torre del Greco del colosso di igiene urbana con sede legale a Sarno.
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