«Conosco bene, purtroppo, i numeri di cui parla la Cgia di Mestre. I nostri territori sono protagonisti in negativo e sono certo che avremo il primato anche della disoccupazione nel 2023».
Matteo Vit...
«Conosco bene, purtroppo, i numeri di cui parla la Cgia di Mestre. I nostri territori sono protagonisti in negativo e sono certo che avremo il primato anche della disoccupazione nel 2023».
Matteo Vitagliano, responsabile territoriale della Cisl, analizza i dati sulla disoccupazione nel 2023. Se Napoli, infatti, primeggia nella classifica della disoccupazione, la provincia Sud rischia di esserne travolta.
«Siamo sul ciglio di una vera e propria polverira sociale – afferma Matteo Vitagliano, responsabile territoriale della Cisl – perchè la crisi che sta attanagliando le nostre aziende e le nostre imprese toccano da vicino anche i lavoratori. Con la decisione del Governo Meloni di tagliare anche il reddito di cittadinanza, il rischio dell’esplosione di una rivolta sociale è dietro l’angolo e va tenuto in considerazione».
Secondo Vitagliano, inoltre, anche i dati sull’aumento dell’occupazione che hanno caratterizzato la fine del 2022 rischiano di essere drogati.
«Sentiamo parlare spesso di nuova occupazione anche riferita all’ultimo periodo dell’anno che stiamo vivendo. Ma in molti casi si tratta di trucchetti che le aziende usano per assumere personale a basso costo».
E Vitagliano spiega anche il perchè di questo sistema: «Molti degli assunti sono infatti con la formula dei tirocini formativi. Si tratta di assunzioni di lavoratori subordinati che, in verità dovrebbero fare formazione e lavoro. Ma spesso, invece, vengono messi a fare i lavori normali che non potrebbero fare e così le aziende speculano due volte» le parole di Matteo Vitagliano. Che chiede anche un intervento di altri organismi deputati al controllo: «Penso che ci sono casi eclatanti nei quali l’Ispettorato del Lavoro dovrebbe intervenire – afferma il responsabile territoriale della Cisl nell’area torrese-stabiese – Spesso si tratta di assunzioni fino a dodici mesi dopo i quali, però, questi lavoratori vengono di fatto espulsi dal ciclo produttivo»
Secondo Vitagliano, poi, «la decontribuzione è la via maestra. Col contratto d’area prevedemmo con l’Unione industriali assunzioni per i giovani a scala e con i contributi. Pensammo quasi a una sorta di salario d’ingresso. La verità è che noi dobbiamo togliere i giovani dalla strada. Senza questo obiettivo non andiamo avanti e non risolviamo nessun problema» spiega Matteo Vitagliano.