«La frana di Ischia ha una responsabilità evidente: è stata determinata dalla mancanza della manutenzione del territorio». Giuseppe Luongo è un geologo, vulcanologo, ex Direttore dell’Osservato...
«La frana di Ischia ha una responsabilità evidente: è stata determinata dalla mancanza della manutenzione del territorio». Giuseppe Luongo è un geologo, vulcanologo, ex Direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Uno dei massimi esperti di disastri e di gestione delle emergenze. Punta il dito, prima ancora che contro l’abusivismo, contro una gestione dissennata del territorio. “Quanto accaduto a Casamicciola ha mostrato una condizione del territorio di una gravità tale che non può essere superata se non con un intervento sul territorio finalizzato al risanamento idrogeologico dell’isola, con un gruppo di lavoro di tecnici esperti capaci di realizzare l’obiettivo in breve tempo rispondendo alle esigenze della comunità, finalizzato alla conservazione e valorizzazione delle risorse ambientali dell’Isola aprendola a un turismo culturale rispettoso del verde, colore simbolo dell’Isola” spiega aggiungendo che “il gruppo di lavoro dovrebbe essere liberato da lacci e lacciuoli della politica, ma operare su obiettivi di un piano di lavoro definito dalle istituzioni democraticamente elette”. Secondo il professor Luongo “oggi non possiamo parlare solo di abusivismo altrimenti si arrabbiano gli ischitani. Ma è chiaro che se costruisco in luoghi dove non devo costruire, sto commettendo un grande errore e mi può capitare di essere travolto da una frana o da altri eventi calamitosi. Costruire in zone pericolose è azzardato specialmente se è nota la vulnerabilità del territorio di Ischia e del lato settentrionale dell’Epomeo che tocca sia Forio che Lacco Ameno» dichiara il professor Luongo. «Se mettiamo da parte, solo per un attimo, l’abusivismo, scopriamo che il fenomeno è condizionato anche dalla gestione della canalizzazione delle acque, dai salti per ridurre energia delle acque dilavante sulle superfici, delle zone dove le coperture formate da materiale sciolto sono capaci di saturarsi d’acqua. Elementi ben noti che informano sulla pericolosa dei versanti e che tutti conoscono» spiega Luongo secondo il quale è “la manutenzione dei canali naturali che sono obliterati da crolli di decenni e decenni, dalla formazione di vegetazione spontanea ad essere nel mirino. Fare opere di manutenzione risolve un primo grande problema. Poi se siamo più avanzati nella difesa (che si fa a tappe), metto una buona rete, gestisco la sofferenza idraulica con canalizzazioni di acqua abbassando notevolmente la pericolosità del territorio» afferma l’ex Direttore. «E’ ovvio che dobbiamo fare di tutto per non costruire in zone esposte, ma se si costruisce si interviene con opere che ci possano difendere. Ma la difesa costa sennò ci rivolgiamo al Padreterno affinché ci salvi» spiega Luongo. «Pensiamo di essere più furbi dei Borboni che costruirono anche sotto al Vesuvio briglie e vasche di contenimento. Ma siamo irresponsabili, governati da una classe dirigente che si deve assumere la responsabilità della difesa del suolo. Gli strumenti tecnici ci sono, quello che manca è la volontà politica. Si dirà che c’è connivenza, tutti sono conniventi. E vero, c’è una responsabilità diffusa ma ci sono responsabilità più elevate che non possiamo cancellare o nascondere» l’atto d’accusa di Luongo. Ciò che è accaduto a Ischia, secondo Luongo, poteva essere evitato anche con le case costruite in quel modo: «E’ partita una colata di fango di grande dimensione che ha prodotto vibrazioni notevoli del suolo, innescando altre colate in luoghi prossimi in condizioni di instabilità. Il monitoraggio di acqua che un evento intenso fa precipitare al suolo deve creare un sistema di allarme. A questo serve la manutenzione» conclude il professore.