Il ventunenne di Torre Annunziata è cosciente e respira da solo. Attesa per gli accertamenti sulla caldaia
Torre del Greco. Fuori pericolo. A dieci giorni dalla tragedia di Milano costata la vita a Francesco Mazzacane – il ventiquattrenne ucciso dal monossido di carbonio sprigionato da una caldaia del residente Linate di Novegro, in cui si era trasferito a inizio ottobre – migliorano le condizioni di Pietro Caputo, il compagno della vittima: il ventunenne – originario di Pompei, ma residente a Torre Annunziata – è cosciente e respira da solo, dopo le lunghe giornate trascorse in rianimazione all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Se tutto dovesse filare liscio – l’auspicio dei camici bianchi del presidio sanitario – il giovane potrebbe presto essere dimesso per tornare a casa.
Gli esami sulla caldaia
Sul fronte investigativo, invece, non si registrano sostanziali novità. Alla luce della delicatezza del caso, la procura di Milano ha deciso di (ri)assegnare il fasciolo – inizialmente affidato al pubblico ministero Luigi Luzi – al sostituto procuratore Isabella Samek Lodovici. Verosimilmente il primo passo del nuovo magistrato chiamato a fare piena luce sulla vicenda sarà disporre gli accertamenti del caso sulla caldaia da cui si sarebbe sprigionato il gas arrivato a uccidere Francesco Mazzacane e a ridurre in fin di vita il compagno. Al momento, c’è un solo nome iscritto nel registro degli indagati: C.G.G. – 49 anni, il legale rappresentate del residence Linate di Novegro – deve rispondere di omicidio colposo e lesioni personali colpose gravissime.
Il giallo della revisione
Dai primi accertamenti eseguiti dagli investigatori – le indagini sono state affidate ai carabinieri di San Donato Milanese – sarebbe emerso un particolare inquietante: la caldaia da cui si è sprigionato il monossido di carbonio «entrato» nella stanza in cui dormiva la coppia era stata revisionata solo due giorni prima della tragedia, passando evidentemente tutti i controlli in materia di sicurezza. Non solo: l’intero impianto di riscaldamento del residence Linate era stato installato durante i recenti lavori di ristrutturazione della struttura ricettiva. Insomma, il guasto o il cattivo funzionamento della caldaia potrebbero non essere (esclusiva) responsabilità del titolare del residence Linate. Al vaglio degli inquirenti c’è già la documentazione sull’impianto di riscaldamento della struttura per valutare eventuali anomalie o irregolarità. Non solo: gli accertamenti tecnici sulla caldaia – subito posta sotto sequestro dopo l’incidente – serviranno a verificare le condizioni dell’impianto al momento della tragedia.
Lo stage alla Esselunga
La tragedia si è consumata dopo il ponte di Ognissanti: Pietro Caputo aveva raggiunto Francesco Mazzacane a Milano per trascorrere insieme qualche giorno. Il ventiquattrenne di Torre del Greco aveva lasciato la sua abitazione di via Giovanni XXIII per un tirocinio di lavoro presso un supermercato della catena Esselunga. Era partito per lavoro e – a solo un mese di distanza – è tornato in una bara bianca, vittima di un «incidente» su cui ora la procura di Milano è chiamata a fare piena luce.
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