In un solo anno, da marzo 2020 a marzo 2021, la banda di narcotrafficanti internazionali guidata dallo stabiese Raffaele Imperiale ha movimentato tra il Sudamerica e l’Europa circa 7 tonnellate di cocaina, che rivenduta al dettaglio ha sviluppato un giro di affari per circa 4 miliardi di euro.
In un solo anno, da marzo 2020 a marzo 2021, la banda di narcotrafficanti internazionali guidata dallo stabiese Raffaele Imperiale ha movimentato tra il Sudamerica e l’Europa circa 7 tonnellate di cocaina, che rivenduta al dettaglio ha sviluppato un giro di affari per circa 4 miliardi di euro. Montagne di droga che venivano trasferite nei porti di Rotterdam e Anversa a bordo di navi mercantili. I container caricati su tir guidati da autisti che facevano parte dell’organizzazione, si dirigevano poi in diverse nazioni. Tra queste chiaramente l’Italia dove c’erano depositi di stoccaggio in Campania, Calabria, Emilia Romagna e Lazio, dove provvedevano a rifornirsi i clan di camorra e le ‘ndrine calabresi. Tra le cosche che avevano Raffaele Imperiale come punto di riferimento per la cocaina c’erano i Gallo-Limelli-Vangone di Boscoreale e i Tamarisco di Torre Annunziata. Per riciclare la montagna di soldi incassati con il traffico internazionale di stupefacenti, il gruppo che faceva capo al super narcos di Castellammare di Stabia aveva deciso di investire anche nelle attività di “Compro Oro” e agenzia di cambio valute internazionali. E’ quanto emerge dalla nuova inchiesta condotta dalla guardia di finanza e dalla polizia di stato di Napoli, coordinata dalla Procura Antimafia partenopea, che nella giornata di ieri ha portato all’esecuzione di 28 misure cautelari su tutto il territorio nazionale. Tra i destinati di un’ordinanza di custodia in carcere c’è ancora una volta lo stabiese Raffaele Imperiale, già detenuto dopo l’estradizione dagli Emirati Arabi dello scorso marzo. Nuove accuse, dunque, per il narcotrafficante di Castellammare che nella villetta di famiglia, nel quartiere Ponte Persica, custodiva due quadri di Van Gogh, d’inestimabile valore, che erano stati trafugati ad Amsterdam all’inizio del nuovo millennio. La banda guidata da Imperiale aveva la sua base in provincia di Napoli, importava la sostanza stupefacente proveniente dal Sud America e la esportava anche verso altri Paesi, tra cui l’Australia. Era Imperiale a occuparsi dell’import della cocaina, stipata all’interno di container: le navi raggiungevano i principali scali marittimi commerciali europei grazie ad accordi, alleanze e joint ventures intrecciate, a partire da gennaio 2017, con narcotrafficanti sud americani ed europei di primissimo livello. Si tratta di colombiani delle famigerate formazioni paramilitari conosciute come Clan del Golfo e olandesi di origine marocchina che, nel frattempo, si affermavano sulla scena tra i principali gruppi criminali nel controllo del traffico di cocaina dal Sudamerica nei porti di Rotterdam (Paesi Bassi) e Anversa (Belgio), sia irlandesi. La banda di narcotrafficanti, oltre ad avere articolazioni in Europa, Africa e Sud America, poteva contare anche su una fitta rete di collaboratori in varie regioni italiane. Gli appartenenti all’organizzazione erano in costante contatto tra loro grazie a sistemi di comunicazione crittografati (tra i quali Encro-Chat e Sky-Ecc), oggetto di indagine da parte di una squadra investigativa comune franco-olandese-belga e acquisiti attraverso una collaborazione internazionale con l’Agenzia Europol e con l’Autorità giudiziaria francese ed olandese, coordinata da Eurojust.