#TopNews Scandalo voto di scambio a #TorredelGreco: in aula i retroscena dell'aggressione a Stefano Abilitato
Torre del Greco. Si è seduto davanti ai giudici del tribunale di Torre Annunziata e si è sottoposto a un lungo e dettagliato interrogatorio, ricostruendo con dovizia di particolari e inediti retroscena le turbolente tappe di avvicinamento alle elezioni del 2018 all’ombra del Vesuvio. Al processo relativo al terzo filone dello scandalo voto di scambio è stato il giorno degli imputati, pronti a raccontare la propria verità al collegio presieduto dal giudice Maria Camodeca, con a latere i colleghi Enrico Contieri e Gabriella Ambrosino.
L’aggressione elettorale
Con Domenico Pesce – l’ex patron della Turris conosciuto in città semplicemente come «Mimmo» e noto per la sua passione per il sociale – bloccato a casa per motivi di salute, a salire sul banco dei testimoni sono stati il meccanico Gennaro Savastano e l’imprenditore Vincenzo Izzo. Il titolare della pescheria Don Do’ – lo sponsor dell’ex consigliere comunale Mario Buono finito in diversi procedimenti giudiziari – si è limitato a una breve dichiarazione spontanea per ribadire non solo di non avere partecipato all’aggressione shock in vico Agostinella ai danni di Stefano Abilitato e dei suoi galoppini, ma di non avere litigato con nessuno durante la campagna elettorale finita sotto i riflettori della magistratura: «Sono un imprenditore – le parole del quarantaduenne noto come pisiello, assistito dall’avvocato Antonio De Martino – e ho diverse attività avviate in piazza: il mio unico interesse è il lavoro». Di diverso tenore, invece, la deposizione del meccanico assistito dall’avvocato Patrizia Magliulo. L’uomo si è sottoposto a un lungo interrogatorio, provando a chiarire i contorni della vicenda pagata prima con un rinvio a giudizio e poi con un processo. Confermando l’aggressione all’ex consigliere comunale Stefano Abilitato – «l’ho colpito con uno schiaffo a due mani: in quel momento, ero accecato dalla rabbia – ma fornendo una «spiegazione» diversa rispetto alla ricostruzione degli investigatori e della vittima: «Sono sempre stato un riferimento per la mia “borgata” e, in occasione delle elezioni del 2018, mi ero impegnato per sostenere la candidatura di Stefano Abilitato – il senso delle parole pronunciate in aula da Gennaro Savastano -. Il motivo era semplice: avevo ottenuto la promessa di vedere inseriti alcuni ragazzi della mia zona nel progetto Garanzia Giovani». Un impegno «disatteso» da Stefano Abilitato – insieme al suo «socio in affari» Simone Onofrio Magliacano, l’ex assessore al bilancio già condannato in via definitiva – con inevitabile disappunto per Gennaro Savastano: «Quando seppi di essere stato raggirato, chiesi spiegazioni – la versione del meccanico – E davanti all’atteggiamento arrogante del mio interlocutore persi le staffe». Colpendo l’ex consigliere comunale con due schiaffi al viso: «No – la “precisazione” dell’imputato al pubblico ministero – Lo schiaffo fu uno solo, ma a due mani. Avrei voluto prenderlo a botte, ma mi trattenni: ero furioso perché era stata presa in giro la mia borgata».
Il fallito di giù a mare
Il meccanico di vico Agostinella – a precisa domanda del pubblico ministero – si è poi soffermato sul «personaggio» di Giovanni Massella, l’erede del boss ucciso in un agguato di camorra a marzo del 2013 intorno a cui ruotavano le indagini coordinate dall’ex pm della Dda Pierpaolo Filippelli. «Giovanni Massella? Giù a mare è conosciuto da tutti perché è un fallito – le parole di Gennaro Savastano -. E’ un bugiardo matricolato, non è capace di raccontare una verità: pensa solo ai suoi affari e a come truffare il prossimo». Una «tesi» accompagnata dal racconto della famosa «distribuzione di magliette» per conto di Stefano Abilitato.
I pacchi spesa
Lapidarie, invece, le risposte relative alla consegna dei pacchi spesa in cambio dei voti: «Non conoscevo e non conosco Domenico Pesce – le parole di Gennaro Savastano – E non ricordo siano mai stati distribuiti pacchi spesa nella mia zona per conto di nessuno». Durante la prossima udienza – fissata per febbraio del 2023, a meno di quattro mesi dalle nuove elezioni – toccherà proprio a Domenico Pesce salire sul banco dei testimoni per raccontare al sua verità. Poi le discussioni di pubblico ministero e difese e – salvo colpi di scena – la sentenza di primo grado.
@riproduzione riservata