Cinque anni e 4 mesi di reclusione per Giovanni Cesarano, 4 anni per Nicola Esposito, alias ‘o mostro, e 2 anni a testa per i collaboratori di giustizia Salvatore Belviso, Pasquale Rapicano e Renato Cavaliere. Sono queste le richieste di condanna avanzate dalla Procura Antimafia nel corso del processo, in abbreviato, che si sta svolgendo davanti al gup del Tribunale di Napoli, Carla Sarno. Alla sbarra in questo procedimento ci sono due esponenti di spicco del clan Cesarano, come l’ex reggente Nicola Esposito e Giovanni Cesarano, alias Nicolino, considerato braccio destro del boss Luigi Di Martino, ‘o profeta. Esposito risponde di un’estorsione ai danni del titolare di una società che gestisce supermercati, che sarebbe proseguita anche dopo il suo arresto attraverso alcune utilità messe a disposizione del boss. Giovanni Cesarano, invece, è accusato di un’estorsione ai danni di un ingegnere che stava seguendo i lavori di ristrutturazione di un parco residenziale a Pompei. Per loro la Procura Antimafia (pm Giuseppe Cimmarotta) ha chiesto le condanne più pesanti. Due anni di reclusione invece sono stati richiesti per i collaboratori di giustizia Salvatore Belviso, Pasquale Rapicano e Renato Cavaliere, tutti accusati di aver imposto il pizzo all’imprenditore Adolfo Greco. Belviso è accusato, assieme a Vincenzo D’Alessandro e Paolo Carolei (imputati nel processo con rito ordinario), di aver imposto il pagamento di 5mila euro all’anno fino al 2009, che dovevano essere destinati alla cosca di Scanzano. Cavaliere, invece, è reo confesso di un’estorsione da 50mila euro messa a segno nei confronti di Greco per la ristrutturazione di una palazzina in via Panoramica. L’ex killer del clan D’Alessandro aveva raccontato ai magistrati di averlo minacciato con una pistola all’uscita di casa e poi di aver ordinato di incendiargli un’auto. Rapicano, infine, è accusato, assieme a Gaetano Vitale, Michele Carolei e Paolo Carolei, di aver imposto a Greco un’estorsione da 3.500 euro, dopo aver minacciato un suo dipendente intimandogli di non vendere il latte nel centro antico di Castellammare di Stabia. La sentenza è attesa prima delle festività natalizie. Mentre il processo con rito ordinario che vede alla sbarra boss e affiliati delle cosche di Scanzano e Ponte Persica, partirà la settimana prossima. tv
CRONACA
10 novembre 2022
Castellammare. Racket al titolare di una catena di supermercati, chiesti 4 anni per il boss dei Cesarano