Ercolano. «Ti posso assicurare che la droga ti fa fesso due volte: la prima è quando ne fai uso e pensi di poterla controllare, ma non è così; la seconda è quando la spacci e pensi di potere fare...
Ercolano. «Ti posso assicurare che la droga ti fa fesso due volte: la prima è quando ne fai uso e pensi di poterla controllare, ma non è così; la seconda è quando la spacci e pensi di potere fare i soldi, ma non è così». A scrivere ai giovani di Ercolano – direttamente dal carcere di Lanciano in cui è detenuto e dove dovrà scontare una condanna a 30 anni di carcere – è Francesco Durantini, killer del clan Birra, fratello del boss noto come «Boninsegna».
Parole messe nero su bianco su due paginette scritte a mano, inviate tramite posta alla redazione di Metropolis Quotidiano: «Eccomi qua, con un forte rammarico da giorni – scrive il killer già in passato pronto a invitare i «ragazzi sperduti» della città degli Scavi a non cadere nella rete della camorra – Ho letto sul vostro giornale che a Ercolano ci sono molti ragazzi che sono tornati a spacciare o a consumare droga».
Un colpo al cuore perfino per chi, in passato, non aveva esitato a seminare terrore e morte all’ombra del Vesuvio. Perché Francesco Durantini – alias ‘o presidente – ha partecipato in prima linea alla guerra di camorra che per decenni ha insanguinato le strade di Ercolano. E’ stato uno dei ras dello spaccio che ha venduto droga e morte ai ragazzini nei vicoli della città. Ma oggi, dalla sua cella buia, scrive parole diverse: «Voglio parlare ai ragazzi e ai giovani di domani – scrive il killer del clan Birra – La vita è il pensiero più bello che Dio ha sognato per tutti, ma la droga è un tunnel senza fine. E la vita di un ragazzo non è la fine, ma l’inizio».
Arriva a citare papa Giovanni Paolo II, l’ex sanguinario soldato di camorra: «Svegliatevi – l’appello ai giovani di Ercolano – prendete la vostra vita nelle mani e fatene un capolavoro di tutto e per tutto. Davanti a voi non alzate muri, ma costruite ponti». Conosce bene il mondo dello spaccio Francesco Durantini e non ne fa mistero all’interno dell’ultimo appello dalla cella: «La droga ti porterà a essere schiavo di te stesso – prosegue -. Pensaci con le mani strette alla testa e riuscirai a capire che un grammo di droga può comandare una persona grande e grossa. Chi ti parla è una persona che la droga la conosce bene e sa che danno può fare alla tua vita. Sto scontando una pena di 30 anni, giusto sia così. Ma spero che tu ragazzo farai tesoro di queste parole, perché la vita è una sola».
Parole di un uomo che già in passato si era detto pentito di avere buttato via la sua esistenza per guadagnare rispetto e potere con la violenza. «Anche io appartenevo a una baby gang – scrisse Francesco Durantini in una prima lettera ai giovani di Ercolano – e ho fatto di tutto. Ma crescendo ho capito che era tutto sbagliato. La violenza è sintomo di ignoranza, una strada senza uscita».
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