Torre del Greco. Falsa partenza per il processo a carico del consigliere comunale Luigi Mele – ex assessore ai lavori pubblici e oggi delegato ai rifiuti della maggioranza targata Giovanni Pa...
Torre del Greco. Falsa partenza per il processo a carico del consigliere comunale Luigi Mele – ex assessore ai lavori pubblici e oggi delegato ai rifiuti della maggioranza targata Giovanni Palomba – e del fratello-imprenditore Achille Mele, titolare della concessionaria d’auto all’angolo tra via Circonvallazione e via Purgatorio. A cinque mesi dal rinvio a giudizio firmato dal gip Valeria Campanile del tribunale di Torre Annunziata, il primo «round» davanti al collegio presieduto dal giudice Antonio Fiorentino è durato solo una manciata di minuti: il tempo di registrare la mancata notifica della data di inizio del dibattimento a diversi imputati – in tutto 16, compresi i tecnici comunali e i vigili urbani accusati a vario titolo di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico – e l’udienza è stata rinviata direttamente a fine novembre. Non propriamente il viatico migliore per il nuovo scandalo politico-giudiziario all’ombra del Vesuvio, a 24 ore dalla chiusura per intervenuta prescrizione del processo alla «cricca degli appalti» in Comune. Anche perché la prossima primavera sono in programma le elezioni per scegliere il successore di Giovanni Palomba e Luigi Mele – già pronto a provare la scalata-bis a palazzo Baronale dopo il flop del 2018 – rischia di affrontare la corsa alle urne da imputato in un processo per reati contro la pubblica amministrazione.
La raffica di accuse
D’altronde, il dibattimento non si annuncia breve perché sono circa 3.800 le pagine del fascicolo messo in piedi in quattro anni di indagini coordinate dal pubblico ministero Rosa Annunziata. Una documentazione smisurata grazie a cui gli investigatori sarebbero riusciti a scoperchiare il «vaso di Pandora» delle attività fuorilegge portate avanti nel feudo della famiglia di Luigi Mele. Non semplici ampliamenti di cancelli e realizzazione di nuovi varchi d’accesso, ma – stando agli inquirenti – veri e propri scempi ambientali in un’area sottoposta ai vincoli della zona rossa.
La piscina fantasma
Emblematico, appunto, il caso della piscina da 100 metri quadrati costata un’apposita ipotesi di reato al committente dell’opera fuorilegge, al direttore dei lavori Lorenzo Iodice – nominato proprio da Luigi Mele – e a Giuseppe Dello Margio, titolare dell’impresa costruttrice De.Mi. di Gricignano d’Aversa, in provincia di Caserta. All’interno del faldone agli atti dell’inchiesta il «mito della piscina» occupa un ampio capitolo. In cui si racconta come – una volta cominciata a circolare la voce in città – la vasca realizzata sull’area di copertura dell’autorimessa di Achille Mele fosse stata «occultata» con materiale inerte ricoperto da un tappeto di erba sintetica.
Le omissioni e i permessi
Degli «allegri controlli» scattati a metà aprile del 2018 dovranno rispondere l’architetto Maria Sollo – ex responsabile del servizio anti-abusivismo – e i tecnici Antonio De Simone e Pietro D’Alesio, accusati di falso. L’ingegnere Mario Pontillo e il responsabile unico del procedimento, Ambrogio Di Simone dovranno spiegare i «permessi facili» rilasciati a dicembre del 2015, quando Luigi Mele era assessore ai lavori pubblici. A chiudere l’elenco degli indagati a rischio processo l’ingegnere Giovanni Mennella, l’architetto Michele Sannino e Ignazio Balzano nonché tre vigili urbani accusati di falso: il tenente Michele Raiola e gli agenti di polizia Ferdinando Noce e Stefano Napolitano. Per tutti, il prossimo appuntamento in aula sarà a fine novembre. Difetti di notifica permettendo.
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