«Stiamo soffocando, abbiamo l’acqua alla gola e saremo costretti ad alzare il prezzo del pane oltre i 5 euro al chilo, una cifra che ci consentirà solo di pagare le spese di gestione delle nostre ...
«Stiamo soffocando, abbiamo l’acqua alla gola e saremo costretti ad alzare il prezzo del pane oltre i 5 euro al chilo, una cifra che ci consentirà solo di pagare le spese di gestione delle nostre attività. Abbiamo fatto rete, stiamo organizzando uno sciopero». Sono i titolari, i soci e i dipendenti dei panifici stabiesi ormai al tappeto per l’ennesimo cazzotto arrivato dalle bollette di luce e gas triplicate, con gli stessi consumi, rispetto al 2021. Il quadro generale è inquietante: c’è chi chiuderà alla prossima bolletta e chi purtroppo abbasserà la serranda per sempre a partire dalla settimana prossima. Un effetto a catena che coinvolge, per la sussistenza dei panifici stessi, l’aumento del primo prodotto base, il pane, che dal mese prossimo toccherà il picco di 5 euro al chilo danneggiando ulteriormente le tasche dei piccoli consumatori, prevalentemente lavoratori, che non vedono alzarsi lo stipendio in busta paga. Il caro-bollette è riconducibile alla speculazione delle grandi multinazionali del settore energetico che hanno visto aumentare il proprio fatturato mediamente del 600 per cento. Per farla in breve, sfruttando una minore disponibilità dell’offerta, fenomeno causato da contingenze geopolitiche – come la guerra in Ucraina-, sul mercato delle borse si scommette sull’aumento dei beni energetici acquistando dei titoli con l’obiettivo di rivenderli ad un prezzo maggiore nel momento in cui sale il valore della materia prima. Guadagno che finisce direttamente nelle tasche dei grandi investitori e ai colossi dell’energia. L’aumento della luce e del gas inevitabilmente ha fatto alzare i prezzi anche ai fornitori delle materie prime per la produzione del pane. Dicono i titolari dei panifici: «L’anno scorso vendevamo il pane a 2 euro al chilo, ora stiamo a 3,50 euro e arriveremo il prossimo mese a 5 euro. Il costo della farina è raddoppiato, da 37 euro al quintale è passata a 70, l’olio da 0,80 centesimi al litro è arrivato a 3 euro, il lievito costava 1,10 al kilo ora 1,50, la segale, il pane proteico e il miglioratore sono praticamente tutti raddoppiati. L’aumento non è colpa nostra, siamo costretti ad applicarlo, abbiamo famiglie da mantenere e dipendenti a cui pagare lo stipendio». Un problema che, come dice Johnny De Meo, presidente dell’Ascom di Castellammare, riguarda tutta la nazione: «Il rincaro dei costi dell’energia è una problematica nazionale che ha colpito tutto il settore del commercio. Come Ascom, negli anni abbiamo iniziato a creare una rete tra tutti i panifici della città iniziando anche dei progetti – conclude De Meo – Occorre che la politica blocchi e metta un tetto al prezzo dell’energia e che rimborsi ai commercianti tutti gli eccessi nelle bollette precedenti, prima di ammazzare tutta l’economia nazionale». Un’emorragia che sta dissanguando i panifici stabiesi. Il panificio Ruocco di Via Tavernola questo mese si è ritrovato a pagare una bolletta di 6 mila euro, dice il titolare Salvatore Sammaria: «Con gli stessi consumi lo scorso anno pagavamo 1.800 euro, ora è triplicata, come facciamo ad andare avanti con questi costi?». Gennaro Martire, socio-dipendente del panificio “Pupiello” di via Raiola, conti alla mano, è consapevole di non poter gestire l’aumento delle bollette e del costo delle materie prime ancora a lungo: «Alla prossima bolletta chiudo. Non passiamo mantenere questi costi, stiamo lavorando per lo stato e a casa non stiamo portando nulla. Siamo pronti a scioperare». Ha deciso di abbassare la serranda Ciro Belfiore, titolare insieme al fratello del panificio “Profumo di Pane” a Via Virgilio: «La settimana prossima chiudiamo, non possiamo sostenere più queste spese». Anna Cesarano, titolare del panificio “Casa del pane Maresca” di Via Roma, in coro con i suoi colleghi sa del bisogno di un intervento del governo: «Il governo deve intervenire e aiutare noi commercianti. L’aumento dei prezzi non è colpa nostra. Con il pane a 5 euro al chilo a malapena ci paghiamo le spese».