La grande sete dell’Italia è sempre più estesa: nonostante le ultime e sporadiche piogge, la siccità non molla il Nord e il bacino padano, ma l’epicentro della crisi idrica si sposta verso il centro Italia, in particolare su Marche, Toscana e Lazio. A lanciare l’Sos è l’Anbi, che segnala pure lo svuotamento progressivo dei laghi a causa della poca neve caduta in inverno. Il deficit del Po resta comunque molto grave e l’Autorità di bacino torna a chiedere una riduzione del 20% dei prelievi irrigui, per contrastare la risalita del cuneo salino. L’agricoltura è in crisi. Il ministro Stefano Patuanelli invita a gestire bene l’acqua dove c’è e ricorda che tra Pnrr e Legge di bilancio per il settore ci sono a disposizione risorse per 1,3 miliardi. L’Anbi, associazione che riunisce i consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, ha rilasciato oggi nuovi dati, drammatici, su quanto la siccità stia mordendo anche al centro. Nelle Marche, indica, “ormai si rischia il razionamento degli approvvigionamenti idrici”. In Toscana il 90% del territorio è in una condizione di siccità estrema e non si ferma la riduzione delle portate dei fiumi, Bisenzio e Ombrone sono quasi azzerati. “Drammatico” è lo stato della risorsa idrica nel Lazio: a Roma, dall’inizio dell’anno, è piovuto il 63% in meno e in provincia ci sono stati, in pochi giorni, quasi 500 interventi dei vigili del fuoco per gli incendi. Al Nord comunque non va meglio.
Tanto che in Emilia-Romagna, dove le portate dei fiumi continuano a calare, l’80% del territorio può finire in “zona rossa” entro un paio di settimane, come accadde nel 1990. Situazione di deficit costante per i fiumi veneti con l’unica eccezione del Piave. In Lombardia il governatore Attilio Fontana rassicura sulla disponibilità di acqua per uso civile (per quanto l’invito è a non sprecarla), ma segnala che per l’agricoltura c’è risorsa garantita solo per un’altra settimana. “Poi ci sarà un problema”, avvisa. Lo stato di salute dei laghi è sempre compromesso. Senza neve si stanno svuotando. Ad esempio il Lago Maggiore, spiega l’Anbi, per tornare in media avrebbe bisogno di oltre due milioni e mezzo di metri cubi di acqua. E questo nonostante il suo livello sia cresciuto di quasi 12 centimetri in sette giorni grazie alle ultime piogge. Gli altri grandi bacini settentrionali sono tutti in calo ed abbondantemente sotto media. Ai laghi guarda l’Autorità di bacino del Po, che torna a chiedere di ridurre del 20% i prelievi dal grande fiume e un aumento di rilasci dai grandi laghi alpini. Il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, invoca coordinamento tra le regioni: l’acqua in alcune zone c’è e va distribuita nel modo giusto. È in corso con la Protezione civile un tavolo ad hoc per capire quali strumenti mettere in campo in questa fase. La grande sete però corre molto veloce e i danni, soprattutto nelle campagne, sono in taluni casi irreversibili. Gli agricoltori avranno ristori, promette il ministro, che prova a guardare anche in avanti. A come non farsi trovare impreparati davanti a stati di siccità che saranno sempre più “la nuova normalità” per il clima che cambia. Infrastrutture, invasi, impianti irrigui più moderni. Tutte soluzioni che è ora di avviare e per le quali si può guardare a risorse per un miliardo e 300 milioni. Sul tema il Pnrr prevede 880 milioni, mentre la Legge di bilancio oltre 400 milioni.