Torre del Greco. Striscioni, foto, cartelli. Un grido che si solleva tra le lacrime di una città che non ha dimenticato. «Giustizia» ripetono in coro le voci della piazza nel giorno in cui Giovanni Guarino avrebbe compiuto diciannove anni. Il gigante buono, come lo chiamavano i suoi amici, è stato ammazzato a coltellate, la sera del 10 aprile scorso. Lo hanno ucciso – dicono le indagini – due ragazzini minorenni all’interno di un luna park ai confini tra Torre del Greco e Torre Annunziata.
Morto per mano di quella feroce e assurda violenza che da tempo tiene in scacco questo territorio, affogandone nel sangue ogni speranza di riscatto. Morto per uno sguardo, una banale discussione. Ucciso dalla furia assassina che sempre più spesso arma la mano di ragazzini cresciuti a pane e camorra nei vicoli dove lo Stato arriva sempre tardi. Una storia terribile, una storia che ha scosso l’intero territorio. Una ferita ancora aperta per Torre del Greco che ieri ha deciso di marciare per le strade ricordando al mondo che non si può morire a diciannove anni.
Il corteo (l’iniziativa è stata promossa dall’associazione “Marittimi per il Futuro”) ha visto scendere in strada centinaia di ragazzi, famiglie, bambini. Hanno sfilato attorno alla basilica di Santa Croce, dove qualche settimana fa si sono svolti i funerali di Giovanni, funerali celebrati dal vescovo di Napoli, Domenico Battaglia. A guidare la fiaccolata uno striscione con il volto del ragazzo. «Giustizia per Giovanni», la scritta bianca su sfondo rosso che rappresenta l’immagine simbolo della manifestazione. Parole che diventano cori lanciati al cielo e indirizzati a chi dovrà giudicare i presunti assassini che oggi si trovano in carcere. «Vogliamo il massimo della pena», ripetono i tanti ragazzi che stringono tra le lacrime rivolgendo lo sguardo al cielo. A loro è rivolto il messaggio lanciato, dall’altare della chiesa madre della città, dal parroco don Giosuè Lombardo. «L’affetto che portate per Giovanni è il conforto più grande per i genitori. Giovanni è vivo nei vostri cuori e questo è un regalo meraviglioso», le parole del sacerdote. Poi le emozioni prendono forma nelle parole della lettera scritta dalla madre del ragazzo e letta da una zia di Giovanni. «Giovanni, figlio caro, questa data mi ricorda la tua vita, oggi avresti compiuto 19 anni. Ogni volta che guardo il cielo ti penso e in silenzio ti parlo. Vedo il tuo sorriso, da cui non mi separerò mai. So che sei qui a rincuorarmi a a consolarmi. Mamma ti aspetta e ti ringrazia per l’amore che ci hai dato. Auguri figlio mio. Prega per tutti noi».
Parole scandite dall’applauso commosso della città e dalle lacrime di quella donna vestita a lutto che cerca conforto negli occhi dei ragazzi che l’abbracciano. Ragazzi come Giovanni. Giovani vite da strappare a quella folle e assurda violenza che da troppo tempo tiene in scacco questo territorio.
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