Torre del Greco. Il «bavaglio» applicato dall’amministrazione comunale targata Giovanni Palomba all’opposizione di palazzo Baronale finisce all’attenzione del prefetto di Napoli. A cui quattro esponenti di minoranza – il soldato Luigi Caldarola, il «casilliano» Vittorio Guarino e i pentastellati Vincenzo Salerno e Santa Borriello – hanno inviato una missiva per lamentare la «violazione del diritto a deliberare del consigliere comunale» e per chiedere l’annullamento degli atti illegittimi o illeciti approvati dalla carovana del buongoverno in occasione dell’ultima seduta dell’assise cittadina.
Il veleno nella coda
Il riferimento è alla turbolenta riunione della scorsa settimana, convocata su richiesta dello storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio per incassare il via libera al bilancio di previsione del 2022. Un documento tecnico – come già accaduto tre volte durante il mandato da sindaco di Giovanni Palomba – a cui l’opposizione avrebbe voluto apportare diversi «correttivi politici», a partire dalla riproposizione della festa dei 4 altari per arrivare alla realizzazione di aree giochi e di sport all’aperto passando per la creazione di spazi di aggregazione e potenziamento delle politiche giovanili attraverso l’aumento delle risorse in capo al forum dei giovani. Cinque emendamenti neanche discussi in consiglio comunale – visti i numeri, la coalizione guidata da Giovanni Palomba non avrebbe avuto difficoltà a bocciare le proposte in aula – perché giudicati improcedibili: un secco «no» su cui ora la minoranza pretende chiarezza.
L’appello al prefetto
«I cinque emendamenti sono stati presentati nel pieno rispetto delle procedure – si legge nella missiva inviata al prefetto di Napoli – e solo durante lo svolgimento della seduta del consiglio comunale i sottoscrittori venivano informati della mancanza di pareri del collegio dei revisori dei conti». Circostanza colta al volo dalla squadra di governo cittadino – forte delle «osservazioni» rese durante la discussione dal segretario generale facente funzioni Salvatore Visone – per evitare il confronto nel merito, con buona pace delle proposte concilianti della minoranza. «Convinti che si stesse consumando un atto di soppressione della facoltà a deliberare – sottolineano Luigi Caldarola, Vittorio Guarino, Vincenzo Salerno e Santa Borriello – richiedevamo la sospensione prima e successivamente il rinvio della seduta, una volta rilevata la fermezza della decisione che gli emendamenti non venissero ammessi alla discussione dell’assise in assenza del parere del collegio dei revisori». Tutto inutile: la maggioranza procedeva a carro armato, approvando il bilancio di previsione del 2022 senza discutere gli emendamenti. Di qui, la lettera-appello al capo dell’ufficio territoriale di Governo a Napoli: «Si ritiene sia stato violato il diritto a deliberare dei consiglieri comunali – concludono i rappresentanti dell’opposizione – e si chiede di intervenire al fine di interrompere eventuali illegittimità e/o illiceità in atto».
@riproduzione riservata