Torre del Greco. La corsa alle 32 assunzioni programmate dall’amministrazione comunale targata Giovanni Palomba per «rimpinguare» l’organico dell’ente di palazzo Baronale comincia decisamente in salita. E potrebbe registrare la prima frenata già in relazione alle «procedure propedeutiche » alle future selezioni, ovvero all’affidamento dell’incarico di supporto tecnico per i tre concorsi promossi all’ombra del Vesuvio. Perché le modalità con cui il dirigente del settore risorse umane Andrea Formisano avrebbe individuato la società interinale di Vico Equense a cui affidare l’incarico – dietro pagamento di 29.000 euro e spiccioli sarebbero, nella migliore delle ipotesi, confusionarie e contradditorie. Al punto da convincere i consiglieri comunali d’opposizione a scrivere al segretario generale Pasquale Incarnato – responsabile della trasparenza e dell’anti-corruzione in Municipio – per chiedere la revoca in auto- tutela del primo atto relativo ai tre concorsi per 32 posti in Comune.
Un’iniziativa scattata all’indomani dell’audizione dello stesso Andrea Formisano in commissione affari generali: durante il confronto tra dirigente e politici, infatti, sarebbero emersi diversi errori e refusi commessi nella «rappresentazione» dell’iter procedurale concluso con l’affidamento diretto alla società interinale di Vico Equense. In particolare, non ci sarebbe stata – contrariamente a quanto riportato nella determina della discordia – alcuna manifestazione d’interesse e non sarebbero state svolte attività di controllo sull’effettiva sulle specifiche competenze della ditta individuale prescelta dal Comune.
«La determina che affida a una società terza la procedura di pubblicizzazione del bando, predisposizione del materiale selettivo e la relativa correzione degli elaborati scritti – sottolinea Luigi Caldarola, presidente della commissione affari generali – descrive una manifestazione di interessi, ma di fatto la percezione è quella di un affidamento diretto, che in quanto tale è legittimo nelle facoltà e nel contenuto ma deludente per l’inopportunità politica».
Altrettanto duro l’affondo di Vincenzo Salerno: «La necessità di ampliare la pianta organica non può essere il motivo per accelerare determinati processi, rischiando di peccare in procedure – attacca il capogruppo del M5S in consiglio comunale – A nostro avviso l’incipit non è dei migliori. La meritocrazia e l’evidenza pubblica devono essere, partenza, mezzo e obiettivo finale da perseguire. Purtroppo il primo assaggio ci ha lasciato in bocca un sapore diverso». Di qui, l’appello al segretario generale per frenare sul nascere una procedura nata tra storture e veleni.
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