Estro, fantasia, ambizione e determinazione. Sono le qualità messe in mostra da Carmine Gorrasi nella undicesima edizione di Masterchef, cooking show di Sky. Lo chef nato a Montecorvino Pugliano ha iniziato la sua avventura partendo da Battipaglia, dove risiede, carico di aspettative. Dopo aver superato le selezioni, ha conquistato la stima dei giudici Antonino Cannavacciuolo, Bruno Barbieri e Giorgio Locatelli a suon di piatti ed è arrivato a un passo dalla vittoria. A Canavacciuolo il diciottenne chef s’è presentato con la favola del brutto anatroccolo che diventa un maestoso cigno. Bruno Barbieri, chef bolognese, è stato il suo “Prof”, con lui ha instaurato un ottimo rapporto, creando una certa affinità. Barbieri, da tempo nei panni del giudice più severo di Masterchef, l’ha voluto prendere sotto la propria ala, come se avesse visto qualcosa di speciale in lui già dalle selezioni.
Ci ha visto giusto, mostrando un occhio lungimirante nei confronti del «signorino Gorrasi». Soprannome che lo Chef bolognese ha attribuito a Carmine nel corso del programma ai quali si sono aggiunti quelli di «Carminiello» e «Carmichael», coniati da Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli. Carmine è riuscito ad entrare nel cuore degli chef non solo con tecnica e creatività culinaria, ma anche mostrandosi vero agli occhi delle telecamere. L’ambizioso Gorrasi a tratti ha ricordato il famoso film d’animazione “Ratatouille”. Impacciato, a volte in un mondo tutto suo, Carmine è sembrato un po’ come Alfredo Linguini, protagonista nel suddetto film con il topino Remy. Carminiello, seppur senza aver mai avuto esperienze in cucine di ristoranti, è arrivato fino alla finale di Masterchef, dimostrandosi il giovane più talentuoso del programma. Da sempre autodidatta e con la voglia di girare il mondo per arricchire il proprio bagaglio culinario, Carmine sta inanellando un tassello dopo l’altro per tramutare il suo sogno in pura realtà. Dell’esperienza da poco conclusa nel cooking show di Sky, Carmine ne ha parlato con noi in una interessante intervista.
Come è nata la tua passione per la cucina?
«Nasce molto casualmente. Avevo 12 anni quando inizio a mettermi dietro i fornelli. Vivo con persone che sanno cucinare, ma non mi hanno mai trasmesso questa grande passione. È solo dopo aver guardato diversi programmi di cucina in tv che un giorno ho deciso di preparare un pranzo domenicale per la mia famiglia. Ricordo che quella giornata in cucina è andata molto male, ma è da lì che ho capito che avrei voluto fare questo nella vita. Così ho iniziato ad esercitarmi e a studiare sempre più con libri e programmi in tv. Adesso non riesco ad immaginarmi lontano dal mondo della cucina».
Come ti è venuta l’idea di partecipare a Masterchef?
«Non era nei miei progetti prendere parte al programma televisivo, è stato tutto casuale. Mi ricordavo che alla fine del cooking show usciva sempre l’invito a partecipare alle selezioni. Ma nella puntata finale dell’anno scorso non è stato così. Ho iniziato a pensare che il programma non andasse più in onda. Poi ho cercato su internet e lì ho trovato i moduli per le iscrizioni: li ho compilati ma senza aspettative. La cosa poi si è concretizzata, sopratutto grazie alla mia famiglia che mi ha spinto a fare Masterchef».
Come giudichi il tuo percorso a Masterchef e con chi hai legato di più in questa tua esperienza?
«Il mio cammino a Masterchef è stato sincero. Mi sono mostrato a tutti per quello che sono realmente. Sono sempre stato molto onesto con me, con in concorrenti ed i giudici. Mi sono riscoperto, è stato un percorso che mi ha aiutato a crescere sia a livello personale che culinario. Non cambierei nulla del percorso che ho fatto, neanche la sconfitta in finale. In questo viaggio ho legato con più di una persona, costruendo degli ottimi rapporti. Ho conosciuto degli amici che mi hanno dato e mi continuano a dare tanto. Al di fuori di Masterchef si sono creati dei fantastici rapporti. Questa è stata la cosa più bella».
I tuoi giudici a Masterchef sono stati Barbieri, Cannavacciuolo e Locatelli. Cosa hai appreso da ogni singolo chef?
«Grazie a loro ho imparato tante cose. Ho avuto la possibilità di conoscere e relazionarmi con questi grandi luminari della cucina. È stato un onore per me essere giudicato, ma anche criticato da tre grandi chef come loro. Mi hanno insegnato delle cose importanti che mi rimarranno per sempre».
Qual è stata la prova che più ti ha messo in difficoltà?
«Di sicuro il pressure test che abbiamo fatto in quattro. Sono rimasto alla fine nel duello finale contro Nicky Brian, uno dei miei più grandi amici all’interno della master class. Il nostro desiderio era di andare in finale insieme, ma alla fine non è stato così. La sua eliminazione è stata dura da superare, però Masterchef è anche questo».
Qual è il sogno di Carmine Gorrasi?
«Crescere sempre di più e viaggiare in giro per il mondo, così da poter imparare culture e tradizioni culinarie di altri popoli. Sono molto affascinato dalla diversità e da ciò che non ho ancora conosciuto. E solo dopo aver appreso il più possibile in giro per il mondo, mi piacerebbe aprire un ristorante tutto mio per mostrare a tutti cosa ho imparato durante i miei viaggi».
C’è una ricetta a cui sei più legato?
«La rivisitazione della parmigiana di melanzane. L’ho cucinata proprio durante il programma, anche se in modo diverso da come l’ho rivisitata adesso. Per me è un piatto molto rappresentativo».
Cosa ha significato per te Masterchef?
«Sono ancora molto giovane, ma posso già dire che Masterchef è stata l’esperienza della mia vita. Mi ha dato una formazione unica, mi ha fatto crescere e penso che sia un importante punto di partenza. Non lo dimenticherò mai».